Giovanni Spampinato Dialogo, A. III. n. 1, Ragusa, dicembre 1968

“Il ribellismo dei giovani nella società contemporanea” Validità di una tavola rotonda

Il 23 novembre, nel salone della Camera di Commercio, si è tenuto un dibattito promosso dalla “Gioventù Italiana” sul tema “Il ribellismo dei giovani nella società del benessere”.

Non ho qui intenzione di presentare un resoconto: voglio solo svolgere alcune considerazioni onde promuovere, attraverso la discussione e l’approfondimento di esse, una coscienza critica ed autocritica che, se non manca addirittura, certo non si manifesta in forme concrete in noi giovani ragusani.

C’è stato negli ultimi anni un risveglio dei giovani di tutto il mondo, che, attraverso la discussione e la lotta, hanno preso la coscienza di quella che può e deve essere la loro funzione nella società moderna. Crollati, perché storicamente superati dall’avvento di una nuova civiltà, il paternalismo e l’autoritarismo, i giovani hanno cominciato a svolgere una autonoma analisi radicale della società, che ha portato al rifiuto di quelle sue forme che sono apparse assurde e tali da non permettere all’uomo di realizzare pienamente sé stesso.

Si è così cominciato a parlare di contestazione giovanile, travisando spesso (interessatamente o per ignoranza) il senso del termine.

Non si tratta di incapacità dei giovani di immettersi disciplinatamente nel sistema: non c’é niente di più facile del conformismo (o dello pseudo anticonformismo che si manifesta nelle forme deleterie di snobismo intellettuale di cui un illustre relatore ha offerto una stimolante esibizione. Non si tratta nemmeno del risorgere dei miti del giovanilismo e dell’attivismo, che la generazione che ci ha preceduto accettò acriticamente. E’ piuttosto un segno di maturità, acquisita non certo a causa di una inspiegabile mutazione biologica, ma attraverso il contatto più diretto e sofferto coi problemi della società e il loro approfondimento.

E’ valido questo discorso generale per noi giovani a Ragusa? La risposta, confortata (ahimé!) anche dallo svolgimento del dibattito, è purtroppo negativa. L’accusa di immaturità l’abbiamo confermata proprio quando cercavamo di confutarla. E anche l’altra, di essere noiosi (compiangiamo sinceramente chi é “damnatus” a sopportarci!) è stata inverata dalla sfilata di interventi scarsamente attinenti al tema (in verità, infelicemente formulato) e dimostranti l’impreparazione ad affrontare simili problemi che pure ci toccano tanto da vicino. Pochi sono stati quelli che hanno detto quello che andava detto: per il resto, abbiamo fatto una figura infelice.

Ho detto delle cose spiacevoli, e le ho dette perché queste insufficienze sono pure mie.

Quindi non si gridi allo scandalo, ma ci si metta seriamente a lavorare. Il nuovo carattere di “Dialogo”, insieme ad iniziative che vanno sorgendo (come quella della costituzione di un Movimento di tutti gli studenti iblei), permettendo di guardare con fiducia al futuro. Ma bisogna che tutti ci diamo da fare!

Giovanni Spampinato; Dialogo, A. III. n.1, dicembre 1968

CAT