Giovanni Spampinato. L'Ora, 21-22 aprile 1969

L’acqua contesa del ragusano

RAGUSA, 21 apr – Il problema dell’ Idro-Sud, che ha provocato preoccupazioni e timori nella provincia di Ragusa avrà finalmente una positiva soluzione? E’ quanto ci si chiede alla vigilia della riunione promossa dalla Amministrazione provinciale di Ragusa, a cui parteciperanno i sindaci dei comuni interessati insieme con i rappresentanti della Provincia e della Camera di Commercio.

Ecco i termini della complessa questione; L’Idro-Sud, una industria privata che opera nel settore della ricerca e dell’utilizzo delle acque del sottosuolo, ha avuto l ‘incarico dall’ENI di reperire 900 litri di acqua al secondo per soddisfare le esigenze dell’ ANIC di Gela.

A tal fine, ha acquistato numerosi piccoli appezzamenti di terra nel territorio comprendente i comuni di S. Croce, Comiso, Chiaramonte, Vittoria ed Acate, ed ha eseguito i lavori di trivellazione. Successivamente, ha chiesto ed ottenuto i decreti di esproprio “per pubblica utilità” dei terreni necessari per la costruzione dell’acquedotto e delle reti idriche di adduzione fino all’ANIC di Gela.

Parte dell’acqua è stata utilizzata dall’ Idro-Sud in proprio a fine speculazione: un pozzo di 40 litri al secondo renderebbe ad essa 86 milioni, oltre all’affitto e alle spese di esercizio.

Un simile sfruttamento delle acque superficiali del Ragusano, venendosi a sommare a quello già operato per mezzo degli innumerevoli piccoli pozzi esistenti nella zona, potrebbe procurare seri problemi sia all’agricoltura, che per il suo peculiare carattere ( culture di primaticci, vigneti, agrumeti, allevamenti, ecc.), ha sommo bisogno di acqua, sia ai comuni, che trovano difficoltà per l’approvvigionamento idrico dei centri abitati. Infine, non si può dimenticare che, perdurando tale sfruttamento irrazionale, l’equilibrio geologico della provincia sarà seriamente turbato, con un pericoloso abbassamento della falda freatica.

Il 4 marzo 1969, gli onorevoli Cagnes, Rossitto, Rindone, Scaturro e Marilli del PCI, hanno rivolto una interrogazione al Presidente della Regione, all’Assessore regionale all’Agricoltura e all’ Assessore ai Lavori Pubblici per chiedere “quali iniziative si intendono prendere al fine preciso della revoca e della sospensione delle licenze e autorizzazioni concesse, in quanto contrastanti con l’interesse pubblico”.

Secondo il parere dell’avvocato Antonio Cartia, vicecommissario alla Provincia, la soluzione del problema è da ricercare sul piano giuridico e tecnico, tenendo conto delle legittime esigenze dell’industria e dell’agricoltura, senza compromettere l’equilibrio geologico e superando assurde rivendicazioni campanilistiche. Ciò che occorre, sempre secondo l’avv. Cartia, è un accurato censimento delle risorse idriche della zona, in seguito al quale si potrà procedere, attraverso un piano organico da concordare tra tutti gli interessati, al più razionale e proficuo sfruttamento delle nostre acque.

Sul problema si è già tenuto un convegno a Comiso, ad iniziativa dei sindaci dei comuni interessati, con la partecipazione dell’ Amministrazione Provinciale. Indicazioni più precise, come abbiamo detto, si attendono dalla prossima riunione presso l’Amministrazione Provinciale.

TOM