Giovanni Spampinato L'opposizione di sinistra, 20-12-1969

La contestazione del ’68. I giovani, i partiti e la democrazia

I giovani sono contestatori, i giovani sono qualunquisti; i giovani sono tutto, i giovani sono niente; i giovani vanno a destra, i giovani vanno a sinistra; i giovani creano, i giovani distruggono. L’interesse per i giovani è cresciuto, si è fatto acuto come non mai quando la generazione nata nel dopoguerra ha cominciato a far chiasso. Da allora, c’è stato chi li ha blanditi e chi li ha minacciati, chi ha avuto speranza e chi ha avuto timore. I giovani sono diventati oggetto di studio, su di loro si sono avanzate ipotesi di lavoro più o meno ardite e più o meno meditate. Qualcuno ha detto che i giovani di oggi sono più sani e più “puliti” dei loro genitori, altri che sono bacati dalla vita comoda e dalla mancanza di problemi e di ideali. “La nuova generazione è diversa dalle altre, cambierà il mondo”, si è detto. “Nulla di nuovo sotto il sole; risorgono i miti del giovanilismo”, si è ribattuto.

I giovani così, i giovani colà. È facile astrarre, creare nuove categorie più o meno ideali, o adattare le vecchie alla mutata situazione di oggi. Ma il più delle volte si dimentica di andare a vedere da vicino questi marziani, non si pensa nemmeno di cercare di capire chi sono e cosa vogliono, lasciando da parte pregiudizi e schemi semplicistici.

Ma vogliamo farglielo dire a loro, chi sono e cosa vogliono? Le occasioni sono poche, in questa Ragusa provincia dotta ed “aristocratica”. Ognuno tende a fare parte a sé, salvo poi a sputare sentenze in via Roma o al “Mediterraneo”. E, si sa, se c’è una cosa che non giova alla risoluzione dei problemi, questa cosa è proprio il mutismo e la sufficienza che alimentano diffidenze, incomprensioni, incertezze, e che permettono a certi mestatori dell’informazione di monopolizzarla, deformandola a proprio uso e consumo.

In queste condizioni, va sfruttata ogni occasione che si offre, per parlare e per fare parlare. “L’Opposizione di Sinistra” mi ha invitato ad aprire, con queste mie note, un discorso non sui giovani, ma dei giovani. Non che sia vietato di dire la sua a chi è sopra una certa età; anzi, ben venga l’opinione di tutti! Solo che un discorso astratto, fatto di pregiudizi e di impressioni, non gioverebbe a nessuno. Così, rivolgo un invito a tutti quelli che vorranno intervenire al dibattito su queste colonne (o alla conversazione e alle tavole rotonde che, mi si è assicurato, si hanno in programma), a tenersi coi piedi saldamente piantati a terra, possibilmente attenendosi alla sola realtà provinciale (anche se, si sa, questa non è avulsa da un contesto più generale, nazionale e in buona misura anche mondiale).

Il primo contributo al dibattito cercherò di darlo io stesso, come giovane, limitandomi ad affrontare un problema, la ricerca della cui soluzione personalmente mi impegna da parecchi anni; ricerca per altro tuttora aperta.

I termini del problema possono essere riassunti in poche parole: qual è l’atteggiamento dei giovani verso la politica, e verso i partiti in particolare? e, ancora meglio, quali sono i motivi che determinano il loro atteggiamento, e cosa fanno i partiti per cambiarlo, se necessario?

È un dato di fatto che i giovani iscritti ai partiti politici, o alle federazioni giovanili dei partiti, a Ragusa, sono pochissimi.

I partiti, oggettivamente, respingono i giovani, col loro modo di concepire e praticare la politica.

I giovani chiedono oggi una partecipazione maggiore alla gestione della cosa pubblica, a tutti i livelli e in tutti i settori, dalla scuola al posto di lavoro, alla società in genere. L’esigenza di una democrazia vera, sostanziale, fatta di realizzazioni e non di parole, non è stata forse mai sentita così prepotentemente come oggi, e viene frustata proprio nel momento in cui i giovani cercano di inserirsi nella dialettica politica attraverso i canali di partecipazione esistenti, cioè attraverso i partiti. L’esperienza bruciante di quei giovani che hanno provato ad entrare in un partito, e vi hanno trovato, invece della possibilità di un confronto dialettico di idee e proposte, un campo di battaglia su cui si esauriscono le forze in lotte titaniche per meschine questioni di potere o di malinteso prestigio, e che hanno dovuto scegliere tra due alternative; o l’inserimento di una organizzazione che non avrebbe soddisfatto la loro esigenza di portare il proprio contributo alla crescita sociale, economica, culturale, civile, in una parola democratica, della comunità locale, e del Paese, e che li avrebbe costretti ad adeguarsi agli intrighi, alle congiure, alle lotte per il potere, all’esercizio dell’intrallazzo e del clientelismo, mortificando la loro aspirazione ad un modo onesto di far politica: oppure la cessazione sul nascere dell’esperienza nel partito.

La mia é una considerazione personale, ma é convalidata dalle innumerevole conversazioni con decine di amici che, come me, cercano un inserimento efficace ed onesto nella dinamica politica. Ma il rimprovero più grave che ho sentito rivolgere ai partiti é quello del loro immobilismo, la mancanza di iniziative concrete, proposte che siano veramente proposte, la mancanza di apertura alla realtà che si muove.

I partiti non possono continuare a starsene al balcone, aspettando che i giovani si decidano ad andare da loro. Debbono convincersi che se non troveranno il modo, e soprattutto la volontà di trasformarsi, le sorti della democrazia saranno ben tristi. Il solco, già profondo, scavato fra la società civile e la ristretta e discreditata classe politica, si allagherà, aprendo la strada ad ogni tipo di soluzione antidemocratica ed involutiva. E non vengono a dire i rappresentanti dei partiti che se i giovani vogliono cambiare i partiti  debbano entrarvi e darsi da fare: sarebbe un modo falso di porre la questione, un modo comodo per eludere le proprie responsabilità. Aprano veramente ai giovani, superino l’immobilismo e il nullismo, mostrino di recepire i bisogni e le aspettative dell’opinione pubblica, studino le soluzioni, prima di proporle, scendano sul terreno del concreto, delle realizzazioni possibili, dell’impegno. I giovani capiranno, e si impegneranno anche loro.

Giovanni Spampinato; L’opposizione di sinistra, 20-12-1969

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