Giovanni Spampinato. Lettera datata Ragusa, 19 maggio 1970

“Io e Pippo ci siamo candidati e siamo stati sottoposti ad un vero e proprio processo”

Indirizzata all’amico e confidente Giovanni che vive a Roma

Carissimo Giovanni,

ho provato a più riprese a scriverti, ma poi, per un motivo o per l’altro non sono riuscito a completare. Spero sia la volta buona.

Gli avvenimenti delle ultime settimane non sono classificabili fra l’”ordinaria amministrazione”. La. mia maturazione – soprattutto ideologica- ha avuto una straordinaria accelerazione. La scoperta di Lenin si é perfettamente innestata al momento della crisi di Dialogo, aiutandomi ad interpretare con strumenti nuovi le varie posizioni e le varie tendenze, ed aiutandomi a scegliere la più coerentemente rivoluzionaria.

Ma un po’ di cronaca non guasta. Circa tre settimane fa, insieme ad altri amici, fui messo sotto accusa per avere “strumentalizzato” Dialogo, a favore del PCI. L’accusa era ridicola, e condotta con evidenti fini “strumentali” da elementi che non avrebbero nemmeno avuto il diritto di parlare. Insomma, non sto a tediarti con i particolari, che oltre tutto ti sarebbero incomprensibili, non conoscendo le persone e le situazioni locali. Ti dirò solo che quanto è avvenuto (che significa la conclusione della mia esperienza nel gruppo spontaneo, e la morte delle stesso Dialogo) è il frutto di un pesante intervento da parte di un tizio, giovane che sotto un abile paludamento ultra-rivoluzionario, conduce da tempo l’azione di pompiere di ogni forma di movimento che vada, a suo avviso, troppo a sinistra. Stavolta, il motivo occasionale, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato l’inserimento mio e di Pippo Tumino nelle liste del PCI, come indipendenti (rispettivamente per le provinciali e le comunali). La discussione nel gruppo è stata molto interessante, e ha dimostrato in molti una notevole autonomia e maturità di giudizio, nei più il completo sbandamento e la confusione più totale, oltre alla paura delle spettro del comunismo.

Siamo stati sottoposti ad un vero e proprio processo, per aver lavorato in una certa direzione, o semplicemente per avere lavorato. Chi muoveva le accuse più velenose e più stupide era proprio quella nutrita ala di infingardi che il compagno Lenin avrebbe bollato come “chiacchieroni”.

In conclusione: nel gruppo si é prodotta una spaccatura profonda, insanabile. E si tratta di una crisi da cui non si risolleverà più. Naturalmente, la scomparsa di Dialogo fa comodo alla conservazione, questo non si può negare: il gruppo ha fatto delle attività per niente rivoluzionarie, e ha avuto successo proprio perché non ha mai definito chiaramente la sua collocazione politica, non per scelta tattica ma per impreparazione e immaturità. In fondo, il boom di Dialogo è stato un grosso equivoco, uno dei più grossi degli ultimi vent’anni, a Ragusa. Nel momento in cui si “rischiava” di uscire dall’equivoco, qualificando l’azione (scelta di classe chiara, antifascismo, impegno concreto nella realtà, adesione alla realtà) tutto è franato. E adesso so che era inevitabile che finisse così, che era necessario. La lettura del “Che fare?” mi é stata molto utile. E sono arrivato al partito, o meglio alla rivalutazione del partita.

E’ stato un cammino lungo e tortuoso, ma credo che ora posso fare la scelta in piena libertà, sapendo esattamente (o meglio, con molto meno approssimazione) i termini della questione. Se si vuole intervenire sulla realtà per cambiarla, bisogna possedere uno strumento di interpretazione (l’ideologia) e uno strumento di azione (il partito). Quanto si fa senza e al di fuori di questi due strumenti è inutile, ai fini della rivoluzione (anche se ha un suo valore specifico).

Ma ho fatto molta confusione. Bisognerebbe parlarne a lungo, di queste cose, e non solo per lettera. Mi accorgo di non averti spiegato tutto, e forse mi sono lasciato prendere la mano da una certa enfasi. Scusa.

Dicevo che sono candidato. Con ogni probabilità, sarò eletto, perché il partito mi appoggia. Praticamente, sono il candidato “sicuro” di Ragusa-città. Quando ho accettato, questo non lo sapevo, né prevedere l’evoluzione del mio pensiero sul partito. Non ho idea di cosa significhi fare il consigliere provinciale. Mi toccherà pure farmi un po’ di campagna elettorale, il che mi mette un po’ in imbarazzo.

Per il resto, tutto procede come al solito, cioè piuttosto maluccio. Pazienza, in attesa di tempi migliori. In compenso, lo studio va piuttosto bene.

Aspetto notizie da parte tua. Per voi la lotta è più seria, avete le regionali. Ti stai impegnando in qualche modo?

Ti saluto. E, questa estate, cerchiamo di incontrarci…

Ciao

Giovanni Spampinato

CAT