Giovanni Spampinato. Lettera datata Ragusa, 14 novembre 1970

“Critico ‘Il Manifesto’ da sinistra. Il PCI ha fatto la scelta la via più difficile”

Indirizzata al fratello Alberto che studia a Pisa

Caro Alberto,

la correzione di tiro da me operata non deriva da coraggio, ma dall’acquisizione di nuovi elementi di giudizio e della più corretta sistemazione di conoscenze, ideologiche e storiche, precedenti. Hai ragione: un periodo ripensamento, arrivati a questo punto, si impone. La confusione e grande, e si rischia di compiere del lavoro inutile o addirittura pericoloso. Ma ripensamento non può significare, in ogni caso, disimpegno. Non c’è bisogno di ricordare il nesso teoria-prassi, per capire che il ripensamento avviene contemporaneamente a nuove forme di impegno. Ma queste cose non c’è bisogno di ricordartele. Per quanto riguarda il “Manifesto”, penso che bisogna cercare di capirne la collocazione precise. Credo che lo si possa criticare molto più da sinistra che da destra. A parte l’ideologia, bisogna vedere quale funzione oggettiva svolge, come viene utilizzato dalla stampa borghese. Fin dall’inizio, si e inneggiato agli scissionisti, e non solo in funzione strumentale anti-Pci. Credo che iniziative come quella del Manifesto sono pienamente funzionali al sistema: si indebolisce l’unica forza di sinistra capace di tradurre in termini di potere le esigenze delle masse, si genera ulteriore confusione nella sinistra di classe, si spostano gli obiettivi di lotta, proponendo mete rivoluzionarie storicamente problematiche, in considerazione della situazione internazionale di divisione in blocchi, e della logica che ne deriva. In questo senso mi sembra molto più seria e realistica, oltre che più vicina al marxismo-leninismo (nei fatti, non solo a parole) la posizione di un Pci a cui molto si può rimproverare, ma a cui si deve dare atto di un corretto inserimento nella dialettica politica democratica. Il Pci ha fatto la scelta più difficile e discutibile, accettando la battaglia democratica parlamentare. E sappiamo anche quanto è vigile la destra, e come cerca rabbiosamente, freneticamente, un inserimento prepotente nella scena politica, da cui, col centro sinistra, in fin dei conti è stata emarginata. Se ricorrono alle bombe, alle sommosse, ai tentativi di colpo di stato, è perché hanno difficoltà maggiori che per il passato. E se consideriamo il numero dei tentativi reazionari succedutisi dal ’64 ad oggi, dell’impegno che in essi è stato posto, e del fatto che sono regolarmente falliti, non possiamo non convenire che la strategia scelta dalla sinistra parlamentare ha dato risultati positivi. Questi tentativi diventeranno sempre più frenetici, in vista, dello spirare del settennato del “socialista” Saragat.

Quanto ho scritto può sembrare una difesa d’ufficio del pci. Comunque, e quello che penso adesso io. Per quanto riguarda il Belice, ho scritto un ampio articolo per l’Ods (l’Opposizione di Sinistra, quindicinnale della Federazione del Pci di Ragusa, ndr). Lo leggerai fra una decina di giorni. E’ soprattutto espositivo, e do all’azione delle masse un rilievo che, sinceramente, penso non abbia avuto nella realtà. Il finale problematico non pregiudica il giudizio positivo sul Centro di Partanna. Ho voluto anche tentare un recupero di fondo sulla questione meridionale-logica del capitalismo. Il discorso si inserisce in quello che si tenta sull’occupazione in provincia. Penso che il numero in gestazione sarà discreto.

Giovanni Spampinato

CAT