Giovanni Spampinato. L'Ora, 29 marzo 1971

Al raduno degli agrari: “Siamo fieri di essere fascisti”

RAGUSA, 29 mar – Mentre a Palermo si svolgeva la grossa manifestazione degli agrari isolani, un altro raduno più modesto, ma non meno rabbioso, aveva luogo fra le mura del salone della Camera di Commercio di Ragusa. C’erano tutti i nobilotti decaduti, gli agiati professionisti e i grossi commercianti, tutti quei piccoli proprietari, che dai fondi in affitto hanno finora preso ai coltivatori diretti due, tre, quattro milioni di canoni l’anno.

Ed ora erano lì, a chiedere “giustizia”, a protestare contro le inique leggi, eversive e anticostituzionali, che li getteranno sul lastrico. Perché, poveretti, loro la proprietà se la sono conquistata, non l’hanno rubata a nessuno: ed è giusto che ora qualcuno lavori per loro: è sempre stato così, non si vede perché dall’oggi al domani si dovrebbe cambiare.

Bisogna ricomporre la grande famiglia dell’agricoltura italiana” ha detto il marchese Diana, presidente nazionale della Confagricoltura, aprendo la manifestazione. “Queste leggi ci dividono, dividono gli affittuari dai proprietari, dividono i mezzadri dai proprietari, dividono i coloni dai proprietari. E inoltre, sono leggi eversive e anticostituzionali”.

Questo è stato il filo conduttore di tutta la manifestazione: difesa ad oltranza del diritto di sfruttare il lavoro dei contadini, difesa della rendita parassitaria, difesa del privilegio.

Solo la proprietà ci dà la realtà della nostra umanità pregnante”, si è sentito dire: e sarebbe stata una patetica manifestazione folkloristica, una sfilata di fantasmi del passato, se non si fossero sentite, sempre con maggiore insistenza, grida come: “Siamo fascisti… siamo fieri di essere fascisti… viva il fascismo”.

E così, dopo che se ne erano sentite di tutti i colori, dalla frase storica (“Leviamo il nostro grido di dolore…”), a quella terroristica (“Ci pignoreranno i mobili…”), a quelle isteriche (“Fermeremo il comunismo galoppante…”), a quelle eroiche (“Sapremo difenderci…”), ai programmi futuri (“Chiederemo il referendum abrogativo…”), nonostante gli sforzi di Diana perché la manifestazione restasse circoscritta in rispettabili limiti rivendicativi, “sindacali”, alla fine a furor di popolo è stato chiamato a parlare l’on. Cilia, missino.

Dell’apertura ai politici non ha mancato di approfittare un altro parlamentare “che si trovava lì per caso”, l’on. Biondi, di Genova, vice presidente nazionale del PLI. E, in chiusura, Diana non ha mancato di assicurare che gli “agricoltori siciliani, avrebbero ricordato chi era loro amico e chi no, a chi dovevano dare il voto e a chi no”. Così si è conclusa la giornata campale dei trecento agrari ragusani.

Contemporaneamente, in un altro locale pubblico si svolgeva una manifestazione di oltre duemila coltivatori diretti, affittuari, mezzadri e coloni, indetta da CGIL, CISL, UIL, ACLI, UCI e Alleanza contadini, per chiedere la pronta applicazione della legge di riforma dell’affitto e l’approvazione delle proposte di legge di trasformazione della colonia e mezzadria in affitto, e per protestare contro i tentativi reazionari ed eversivi della destra e dei fascisti.

La manifestazione è stata presieduta da Feliciano Rossitto, presidente nazionale della Federbraccianti, che ha tenuto un’ampia relazione. Hanno parlato anche i rappresentanti delle altre organizzazioni.

CAT