Giovanni Spampinato. L'Ora, 24 marzo 1971

Dopo Trapani ed Agrigento ora si agitano gli agrari iblei

RAGUSA, 24 mar – Gli agrari ragusani hanno in programma per domenica 28 marzo un raduno provinciale dei “proprietari di fondi rustici” per protestare contro i provvedimenti in discussione all’Assemblea Regionale, che prevedono la conversione in contratti di affitto degli attuali contratti di mezzadria e colonia, e che da essi sono considerati “eversivi”. Tra l’altro, chiedono per la categoria dimenticata degli agrari la pensione. Alla manifestazione ragusana sarà presente il presidente nazionale della Confagricoltura, Diana. La mobilitazione degli agrari iblei, che cercano di coinvolgere nella loro protesta piccoli proprietari, facendo balenare ad essi immaginari pericoli di esproprio dei fondi, si inserisce nel tentativo, che ha avuto il suo inizio e insieme il suo culmine a Trapani, e poi è stato fatto a Caltanissetta, di bloccare la spinta che viene dalle campagne per il definitivo superamento della rendita parassitaria e per più civili condizioni di vita per i lavoratori della terra.

L’adesione all’iniziativa dei fascisti e della destra democristiana non lascia dubbi sul significato politico reazionario della manifestazione degli agrari iblei. Inghiottito, ma non ancora digerito, il rospo della riforma dell’affitto, la destra cerca un rilancio in questo modo. La notizia poi che ci sarà un concentramento di squadre fasciste nel capoluogo fa temere un tentativo di creare un clima di tensione e di provocazione.

L’Alleanza dei contadini, l’Unione Coltivatori, le tre confederazioni sindacali e le ACLI hanno intanto indetto per la stessa giornata una manifestazione in un pubblico locale, per manifestare la volontà dei coltivatori diretti e di tutti i lavoratori ragusani di reagire con fermezza ad ogni manovra provocatoria intesa ad ostacolare il movimento dei lavoratori ed a creare un blocco reazionario.

Vivaci proteste ha suscitato la concessione della sala della Camera di Commercio per il raduno degli agrari: il presidente della Camera di Commercio, prof. Carmelo Pisana, l’aveva sempre rifiutata a giovani che la chiedevano per discutere su problemi come le infrastrutture culturali.

CAT