Liborio Termine - Giovanni Spampinato - L'Ora 10 marzo 1971

Squadrismo in Sicilia.Come si mobilitano le squadracce

Un documento riservato dell’MSI

Un nababbo greco a Siracusa fra contrabbando e provocazione politica. La polizia sta a guardare

(NOSTRO SERVIZIO)

CATANIA, 10 marzo 1971  – Fascismo agrario in Sicilia sì e no. C’è stata la sortita di Trapani. Ma nel Trapanese che agrari sono? Retroguardia in ogni senso. Possono abbaiare, ma se c’è da mordere tocca alla mafia.

Nella Sicilia orientale è diverso. Qui nelle campagne c’é qualcosa che alla larga assomiglia alla situazione padana del 1921: l’ottusa rabbia reazionaria che diventa fascista. La mafia è fredda, prudente. Il fascismo rumoroso, ingombrante. In Sicilia poi è per buona aparte roba importata e di questi tempi – c ome vedremo – la merce arriva non solo da Roma ma anche da Atene.

Il 1° marzo il vicesegretario nazionale del MSI, Tullio Abelli, ha inviato per via riservata a tutte le federazioni siciliane del suo partito una scheda contenente una serie di quesiti molto significativi. tanto che la risposta – è detto nella lettera di accompagnamento – “NON deve essere spedita ma consegnata personalmente al primo dei dirigenti nazionali (pardon, nel documento che abbiamo sott’occhio queste parole sono con la maiuscola: Dirigenti Nazionali) che verrà in Sicilia”. La lettera, che reca il numero di protocollo 3343/VSA, invita il “caro federale” (pardon: Caro Federale) a “completare l’acclusa scheda in ogni sua parte, senza nascondere gli aspetti negativi o le carenze organizzative della federazione (pardon: Federazione)”, e ciò allo scopo di poter conoscere la reale situazione del Partito nella provincia e per poter responsabilmente graduare dal centro le iniziative che comportino impegno attivistico”. Che cosa significhi in pratica impegno attivistico risulta dalle azioni effettuate negli ultimi tempi dai fascisti nelle province di Catania e Siracusa. (Ne riporteremo più avanti un campionario).

Violenze a Catania

Il questionario formulato dal vice-Almirante è significativo. Si comincia col richiedere l’indicazione dei numeri telefonici personali (con orario) del “Federale”, del “Segretario Giovanile”, del “Dirigente dei Volontari”. Seguono le domande sulla “situazione attivistica della federazione”. Eccole.

«Di quanti attivisti può disporre la federazione del capoluogo?

Quanti al di sotto dei 18 anni?

Tra i 18 e i 21?

Tra i 21 e i 30?

Sopra i 30?

Quali sezioni della provincia hanno nuclei attivistici e di quanti attivisti dispone ogni nucleo?

Quali attivisti può riunire la federazione per una manifestazione provinciale?

Da che ambiente sociale e umano provengono gli attivisti?

In quali organizzazioni sono inquadrati e quanti in ognuna (Raggruppamento, Giovane Italia, Fuan, Volontari, Federazione)?

Quale garanzia di serietà e di disciplina danno?

Chi comanda effettivamente queste forze (cognome, nome, indirizzo, telefono, età, qualifica nel partito)?

Ci sono contrasti tra i dirigenti delle varie organizzazioni?

Quali iniziative sono state prese negli ultimi quattro mesi?

Chi ha deciso queste iniziative (il Federale, il Segretario Giovanile o altri?)

Ci sono state manifestazioni di indisciplina e a opera di chi?

Sono state positive o negative dell’opinione pubblica (dettaglia)?

Quante persone disciplinate possono essere spostate?

Nell’ambito della Regione?

Nell’ambito delle regioni vicine?

Sul piano nazionale?

Con quali mezzi di trasporto possono avvenire gli spostamenti?

L’organizzazione dei Volontari esiste, è un fatto autonomo oppure un doppione del Gruppo Giovanile, soprattutto in riferimento all’età?

Chi è il dirigente e quale senso di responsabilità e di disciplina ha nei confronti del Partito?

Il Raggruppamento Giovanile inquadra anche attivisti di età superiore alle norme statutarie e perché?

Esistono collegamenti permanenti con l’attivismo di federazioni vicine?

Cosa si ritiene utile per il potenziamento delle nostre forze?

Quale iniziativa si ritiene opportuno prendere per un rilancio del partito nella zona?>>.

Appare evidente dello sfondo di queste domande una prospettiva strategica manovrata dall’alto in vista della quale viene impostato il sondaggio (collegamenti interprovinciali, mezzi di trasporto per le spedizioni, coordinamento delle iniziative, ecc.).

Che ci si trovi di fronte a una manovrata strategia del caos lo dimostrano, peraltro, i fatti. Eccone un significativo campionario.

A Catania, nell’aprile del ’89, al fascista Spina, detto “Miccia”, scoppia in mano una bomba che stava collocando nel gabinetto del palazzo centrale dell’Università di Catania. Arrestato, verrà assolto in appello per … “insufficienza di prove”. A casa sua, la polizia trova quintali di bombe ed esplosivo. I due terroristi che erano con lui e che lo accompagnarono all’ospedale non vengono nemmeno denunciati.

Recentemente, la polizia scopre, nella zona dell’aeroporto, un grosso deposito di esplosivo. Ci si accorge della sua esistenza perché  ai fascisti scoppia casualmente una bomba.

L’11 marzo del ’69, bombe molotov contro gli studenti di biologia che occupano l’istituto di via Androne. Nell’aprile del ’70, squadristi con caschi, catene, bastoni irrompono al liceo Cutelli, picchiando selvaggiamente gli studenti che assistevano a uno spettacolo sulla Resistenza, Molti i feriti, ma i fascisti restano a piede libero.

A dicembre, una bomba alla sezione comunista “Julian Grimau”.

Il 5 gennaio, viene devastata una sede di una lega dei comunisti libertari, con bombe e bottiglie molotov.

Il 19 febbraio, una delle azioni squadristiche più gravi degli ultimi anni: fascisti mascherati (ciò nonostante, molti vengono riconosciuti) irrompono nella sede universitaria di via Androne, mentre è in corso una riunione del comitato di base. In un minuto e mezzo, con pugni di ferro, bastoni, catene, mazze, lanciando sedie, feriscono gravemente vari studenti e professori.

Dopo qualche giorno dalla aggressione, la polizia arresta i fratelli Rapisarda, figli di un esponente del MSI di Biancavilla, dirigenti provinciali delle organizzazioni giovanili ed universitari dello stesso partito, e il notissimo mazziere Caudullo, più volte denunziato per azioni squadristiche.

Ma le squadre non si muovono solo in città e nell’ambiente universitario. A Carlentini, comune “rosso” della provincia di Siracusa, qualche mese fa, ci fu una grossa “spedizione” fascista: si sparò sulla folla. Capeggiava i criminali tale Benito Pavoloni, noto mazziere fascista. Vengono però denunziati i lavoratori che reagiscono all’assalto e costringono i fascisti a barricarsi nella loro sede. Le imputazioni: rissa, istigazione a delinquere, furto, e sequestro di persona… Trentadue fascisti vengono denunciati, con leggere imputazioni.

Da Catania partono squadracce anche per Adrano, Biancavilla, Paternò, Caltagirone. Si spingono fino a Noto, dove speculano sull’affare della raffineria: vanno a picchiare (almeno, ci provano) i braccianti degli agrumeti in sciopero contro gli agrari. Alcuni si spingono oltre lo Stretto, a Reggio calabria, a dare una mano ai camerati: ne sono partiti almeno una quindicina.

Ci sono anche nomi noti a livello nazionale, fra gli squadristi etnei. Come il Galatà, implicato negli attentati di Roma del dicembre ’69: a Catania accoltella un comunista, fa qualche giorno di carcere ed esce. E’ il capo dei Volontari del MSI, l’organizzazione paramilitare “ufficiale” del Movimento Sociale, che ha la sua sede al viale XX Settembre: all’occorrenza viene reclutata la teppaglia dei quartieri più malfamati di Catania.

“Picchiatori a Siracusa”

Una copertura per organizzazioni squadristiche la offrono alcune associazioni sportive: i giocatori della squadra di rugby “Azmatori” alternano il rude sport della palla ovale con picchiaggi, spedizioni punitive… Altri si allenano nelle palestre di judo e karaté. Controllata dai fascisti è pure l’associazione dei paracadutisti. Al Guf-Avanguardia, presente soprattutto a Giurispudenza, è prevalsa la “linea dura”. Sono un centinaio, li dirige uno del Rapisarda di Biancavilla, arrestato per la recente aggressione di via Androne, già arrestato ed espulso per un anno dall’Università per la sua attività squadristica.

Sul fronte attivistico si fa notare anche un gruppo “Aquila”, filo-nazista, collegato col Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese che ha firmato i recenti attentati contro le sedi del PCI e degli anarchici e che fornisce i contingenti per Reggio Calabria.

Sono pure ricomparsi scritte e volantini di “Ordine Nuovo”, anch’esso filo-nazista. Ma, nonostante l’inflazione di sigle e firme, restano tutti dentro il MSI dove la prevalenza della linea dura di Almirante ha appianato molti contrasti fra i raggruppamenti di estrema destra, Ad uscire, qualche volta, sono i “morbidi”, i vecchi fascisti “micheliniani”, per intenderci; in genere emigrano nella DC, o in altri partiti del centro-sinistra…

La provocazione è continua, le aggressioni di una violenza bestiale. Il fatto di essere in numero consistente, anche per essere Catania centro universitario; la possibilità di reclutare in breve tempo decine di disoccupati e teppisti, fa dello squadrismo catanese una massa d’urto reazionaria da usare dovunque sia necessario reprimere movimenti popolari e democratici, nei paesi della provincia, con puntate nelle province limitrofe (soprattutto nella provincia di Siracusa, a Noto, a Carlentini e così via).

Non fa meraviglia dunque la notizia che circola in città secondo cui il segretario nazionale del MSI avrebbe intenzione di fare del capoluogo etneo la sede del suo quartier generale durante la prossima campagna elettorale. “Dopo Reggio, la Sicilia”, promise a gennaio Almirante a Palermo; e Catania dovrebbe essere la base di appoggio di tutte le azioni propagandistiche, squadristiche e terroristiche della Sicilia Orientale, dove è ancora aperto l’affare della raffineria di Noto, mentre a Pozzallo si tenta la carta della sollevazione per le industrie del CIPE, a Paternò quella della Facoltà di Ingegneria…

Domenica 28 febbraio ci fu a Siracusa (un raduno?, ndr) nel corso del quale un Giorgio Almirante, segretario nazionale del MSI, invitò i “camerati” convenuti in gran numero a stare pronti, perché presto dovrebbe succedere qualcosa di grosso. al comizio erano presenti anche 200 picchiatori, ma di essi solo alcuni erano locali: i più venivano da Catania. C’erano anche i “pretoriani” di Almirante e qualche fascista ragusano. Alla fine del comizio, tutti assieme sfilarono in formazione militare, con caschi, bastoni e lance acuminate (“aste” per patriottiche bandierine tricolori…). La manifestazione non era autorizzata, ma la polizia non disse niente.

Fin qui, il fascismo all’italiana. Ma c’è anche una moda che viene dalla Grecia . Forse significa qualcosa la presenza a Siracusa di un ricchissimo greco, tale Mephalopoulos, molto legato al sindaco dc Giuliano, e che fa la spola con Atene. Il nababbo ellenico è uno dei principali azionisti della SAIA, una importante società immobiliare a livello nazionale, e proprietario della Sicilmontaggi.

Nelle acque siracusane – è noto- c’è intenso traffico di sigarette provenienti dalla Grecia; ci sono stati grossi fatti di cronaca in proposito. Dalle mani del greco passano miliardi, ma forse i soldi non sono tutti suoi. Potrebbe essere uno dei principali tramiti per il finanziamento dei gruppi fascisti nel meridione. I soldi arriverebbero, oltre che dalla Grecia, dalla Spagna e dal Sud Africa.

Il danaro circola abbondante, a Siracusa: denaro degli agrari, degli speculatori, di certe industrie. Ma c’è disoccupazione, c’è miseria, c’è rabbia. I fascisti tentano di incanalarla, di usarla ai loro fini, ai fini della reazione autoritaria, tuttavia non ci sono vere e proprie squadracce organizzate, a Siracusa. Talio Karatè – questo l’esotico nome “di battaglia” del capo – riesce però all’occorrenza a reclutare dei sottoproletari. Come si è visto, si può contare su tempestivi rinforzi da Catania. Peraltro i vecchi appartenenti al gruppo filo-nazista “Ordine Nuovo” sono tutti rientrati nel MSI. Fra essi Glauco Reale, che nel ’69, qualche mese prima dei criminali attentati di Roma e Milano, partecipò al viaggio-premio in Grecia, offerto dai colonnelli ai loro più attivi camerati italiani; Giuseppe Spataro, insegnante di disegno alla scuola media di Avola, membro del consiglio nazionale del MSI; Enrico Di Luciano, genero del barone Pupillo, azioista della cartiera SIACE di Fiumefreddo; Mario Cavallaro, nuovo segretario federale, figlio di un graduato dei carabinieri. Adesso reale, Spataro, Di Luciano, Cavallaro fanno tutti parte dell’organizzazione paramilitare dei “Volontari del MSI”.

Liborio Termine – Giovanni Spampinato