Giovanni Spampinato. L'Unità, 28 novembre 1971

Domani la provincia di Ragusa in sciopero per l’occupazione

RAGUSA, 28 nov – Lunedì 29 novembre i lavoratori della provincia di Ragusa daranno vita ad una giornata di lotta per il lavoro e lo sviluppo economico e sociale. In preparazione dello sciopero generale, indetto unitariamente da CGIL, CISL e UIL, in tutti i comuni si sono tenute riunioni, assemblee e comizi.

L’occupazione e lo sviluppo economico sono da tempo i temi centrali delle analisi dei sindacati, dei partiti di sinistra, degli studenti. Il Partito Comunista, in particolare, sulla scorta di una approfondita e rigorosa analisi della situazione delle concrete possibilità di uscire dalla crisi, ha lanciato varie iniziative, avanzando una serie di proposte di realizzazione che potrebbero dare lavoro a migliaia di disoccupati, e ha mobilitato i suoi militanti e tutti i lavoratori per la rinascita e lo sviluppo della provincia. La recente grande manifestazione dei comunisti ragusani di domenica scorsa, che si è svolta alla presenza del compagno Michelangelo Russo, ha ribadito con forza l’impegno del PCI per l’occupazione e lo sviluppo e l’assoluta preminenza che questi temi hanno nell’attuale fase della lotta politica.

Anche gli studenti hanno sempre più preso coscienza della gravità della situazione: con lo sciopero del 15, mentre chiedevano trasporti gratuiti, dicevano anche “no” alla disoccupazione e all’emigrazione a cui anche loro sanno di essere destinati.

La provincia iblea è una delle più sacrificate alla politica di clientelismo e di rapina della DC e dei monopoli. L’insipienza e il disinteresse di una “classe dirigente”, che pure tra l’altro ha espresso dal suo seno un ministro (socialdemocratico) e un ex presidente della Regione (dc), ha fatto sì che non venissero realizzate le infrastrutture vitali per l’agricoltura come per l’industria, il commercio e il turismo (camionale Pozzallo-Catania, autostrada Siracusa-Gela, porto di Pozzallo, diga sull’Irminio…). In tali condizioni di abbandono e di dimenticanza, anche l’intervento degli enti pubblici si è risolto in una amara beffa, aggravando in qualche caso, anziché risolverli, i problemi occupazionali.

L’unica azienda industriale di una certa dimensione, PABCD, nel ’67 è passata dalla Bombrini Parodi Delfino all’ENI: da allora, attraverso una politica di razionalizzazione tecnologica costata 22 miliardi, l’occupazione è passata da circa 1.100 a 850 unità (in particolare, la contrazione riguarda l’occupazione operaia, mentre cresce il numero degli “intermedi” e degli impiegati). L’AZASI (Azienda Siciliana Asfalti), nata in seguito ad una grande e lunga lotta popolare, è diventata feudo di alcuni notabili DC modicani: occupa in tutto circa 80 dipendenti, assunti con scandalose procedure clientelari. I piani zonali dell’ESA, che prevedono l’investimento di decine di miliardi per opere da realizzare nel settore dell’agricoltura, sono a tutt’oggi sulla carta. Il rimboschimento delle zone montane, necessario all’equilibrio geologico della provincia, e per cui hanno recentemente lottato i braccianti di Giarratana, Monterosso e Chiaramonte, sui quali si è abbattuta la reazione poliziesca, non è stato neanche avviato.

Nel settore dell’edilizia, la disoccupazione è diventata un fenomeno allarmante: i Piani regolatori e di fabbricazione sono bloccati, in attesa di definizione da parte dei consigli comunali, o della definitiva approvazione dell’assessorato regionale.

Da questa desolante situazione nasce la rabbia e la mobilitazione dei lavoratori e dei giovani. Il PCI e i sindacati dicono che dalla logica del sottosviluppo si può e si deve uscire, attraverso la lotta unitaria dei lavoratori e degli studenti. Innanzitutto, bisogna imporre agli enti pubblici una diversa politica di intervento, che privilegi l’uomo e non la macchina, il lavoro e non il profitto.

Le soluzioni ci sono, e vengono indicate con precisione e chiarezza: sta alla forza del movimento di massa, alla lotta di cui lo sciopero del 29 è un momento importante, imporre una svolta, alla luce di una logica diversa da quella dello sfruttamento semicoloniale e della rapina.

Tra le altre iniziative, i tre sindacati hanno promosso incontri col presidente della Regione, alla presenza dei rappresentanti degli Enti pubblici operanti in provincia (ENI, AZASI, ESPI, ed ESA).

CAT