(Giovanni Spampinato) L'Ora 8 marzo 1972

Delle Chiaie a Ragusa

Ecco chi l’ha visto

Il noto fascista imputato per la strage di Milano è stato nella città iblea a gennaio insieme a Galatà – La polizia non sa nemmeno chi è – Tentativi di infiltrazioni fra gli anarchici da parte di provocatori neofascisti che dicono “Accadrà qualcosa di grosso” – Movimento di esplosivo in tutto il Ragusano?

(articolo non firmato)

Ragusa, 8 marzo 1972 – Sembra proprio vero che Stefano Delle Chiaie, chiamato “il càccola”, il fascista amico di tutti i fascisti d’Europa, compresi i boss della CIA al governo greco e il “bombarolo” Pino Rauti, sia stato visto a Ragusa. La data in cui il latitante (è scomparso dopo essere stato convocato dal magistrato, fra un interrogatorio e l’altro, all’indomani della Strage di Stato) avrebbe fatto la sua “apparizione” nel capoluogo siciliano è da fissarsi nei giorni della seconda decade del gennaio scorso. Sarebbe stato visto per circa tre giorni nel bar dell’albergo “Mediterraneo” di Ragusa. Di averlo visto sono sicuri un gruppo di giovani della Federazione giovanile socialista  ragusana.

Abbiamo rintracciato uno di essi che ci ha raccontato l’episodio: “Io e gli altri due compagni, uno dei quali è partito militare, eravamo seduti ad un tavolino del bar Mediterraneo. Al banco c’era un gruppetto di persone che stava prendendo il caffè. Si era nella mattinata. Io ho guardato e mi sono accorto che la faccia di uno di loro l’avevo vista da qualche parte. Ho cominciato a pensare dove. A un certo punto mi sono ricordato: l’avevo vista nelle indimenticabili foto di appendice a “Strage di Stato”; era Stefano Delle Chiaie”.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, io e i miei amici lo abbiamo rivisto insieme alla persona colla quale al mattino prendeva il caffè. L’ho rivisto anche l’indomani; non ricordo se al mattino o di pomeriggio”.

Gli mettiamo davanti una copia de “L’Ora” dell’altro ieri con la foto del “càccola” in prima pagina.

Un giro nel  Mezzogiorno

“E’ preciso – dice il giovane -. qui la foto è un pò più chiara del colorito della faccia che ho vista, ma è perfetta: sono sicuro che si tratta della stessa persona”.

Oltre al gruppetto di questo giovane e dei suoi amici, negli stessi giorni ad avere la forte sensazione che al Mediterraneo vi fosse Delle Chiaie c’è stato un altro giovane di sinistra, che però non abbiamo potuto ascoltare perché anche esso partito per il servizio di leva.

A dare forza al discorso dei giovani di Ragusa i sono le segnalazioni dei gruppi anarchici di Reggio Calabria e di Cosenza, i quali affermano che Delle Chiaie è stato visto in quelle città nei primi giorni di febbraio.

Insomma, sembra si sia trattato di un ampio “giro” che il latitante fascista ha potuto compiere indisturbato in diverse città del Mezzogiorno. E a quanto pare, non ha nemmeno ricorso a mascheramenti  e stratagemmi di sorta per ‘ritoccare’ la sua fisionomia: a quanto pare, non ha timore che possa essere ‘incastrato’ dai tutori dell’ordine.

Gli amicidi Borghese

E non a torto, dal momento che il maresciallo di P.S. Minniti della squadra politica di Ragusa, si è informato preso un giornalista per sapere “chi fosse questo Delle Chiaie”: “un anarchico”?

Come ricercato Stefano Dell Chiaie dovrebbe essere un nome scritto a chiare lettere nel ‘calepino’ dei poliziotti – in specie di quelli della ‘politica’ – e la sua foto segnaletica dovrebbe campeggiare in tutte le questure del territorio nazionale; invece, a Ragusa, il maresciallo Minniti non sapeva nemmeno chi fosse e, per istinto, ha chiesto se si trattasse di un anarchico.

La presenza di Stefano Delle Chiaie a Ragusa non è stato, però, un fatto isolato. Negli stessi giorni – sempre a detta dei giovani socialisti, e confermato dal gruppo anarchico – sempre al Mediterraneo, sarebbe stato visto il mazziere catanese Stefano Galatà, detto ‘dente d’oro’. Lo stesso Galatà è stato segnalato dagli anarchici di reggio e Cosenza come presente in quelle città negli stessi giorni, supperggiù, della ‘apparizione’ di Delle Chiaie.

A questo punto il discorso si fa più complesso, stringente, ma molto più preciso.

Negli ultimi due mesi al Mediterraneo, a più riprese, ha preso alloggio il signor Quintavalle (con moglie e figli): romano, ex X Mas, conosciuto come fascista e fedelissimo del ‘golpista’ mancato, principe Junio Valerio Borghese.

Questo signore, che si è fatto vedere in giro coi più agguerriti fascisti di Ragusa (di dentro e fuori il Msi), ha “dato voce” che intende aprire una palestra di ‘karatè’, una piscina e una specie di complesso turistico. Secondo le dichiarazioni fattaci, è lui che avrebbe preso il caffè con Stefano Delle Chiaie, Uno dei suoi figli, il diciannovenne Giulio, è stato protagonista di uno strano episodio che ci raccontano gli anarchici.

“Prima di dire del nostro incontro con Giulio Quintavalle, dobbiamo raccontare come siamo arrivati a conoscerlo.

“Il Mediterraneo è un posto che frequentano un pò tutti i giovani perché basta prendere un caffé per essere lasciati in pace al tavolo. Un giorno alcuni giovani di sinistra, che parlavano di politica, sono stati avvicinati dal Giulio il quale, dopo averli sentiti parlare, s’è fatto prendere dal portiere dell’albergo una copia di ‘Strage di Stato’ e un altro libro (di Lenin, pare) e, lasciando alcuni fascisti coi quali si intratteneva, è entrato in discussione con quei giovani. Si è presentato come anarchico. , mandato da un ‘Centro Bacunin’ (sic) di Roma, con lo incarico di fondare una sezione anarchica che si sarebbe dovuta chiamare “22 marzo”; e ha precisato che non doveva, però, essere per niente simile a quella di Roma, dove c’erano i fascisti. SI è detto in grado di ottenere finanziamenti e materiali.

“Avvertiti da alcuni compagni socialisti che lo avevano visto coi fascisti, lo abbiamo lasciato. Lui si è seduto a un tavolo, ha scritto alcuni bigliettini: poi è dovuto andar via e li ha appallottolati e gettati  nel portacenere. Li abbiamo presi noi”.

In uno dei bigliettini che ci sono stati consegnati è scritto: “Ragusa, 8-2-1972. Ho preso contatto con alcuni anarchici, abbiamo parlato della situazione scolastica  e della sezione che è stata appena aperta”. Niente altro. A cosa servisse questo appunto non si capisce; forse una specie di memoriale?

“Contatto con gli anarchici”

”Noi – continuano gli anarchici – abbiamo scritto subito al “Circolo Bakunin” per sapere se quello che diceva Quintavalle era vero: ci hanno risposto con un telegramma dicendoci che non esiste il “Centro Bakunin”, che Giulio Quintavalle non è affatto un anarchico e che tutta la sua famiglia è notoriamente fascista”.

Dopo alcuni giorni da questo fatto, arriva a Ragusa una Mercedes. A bordo ci sono un altro figlio Quintavalle e il deputato regionale del MSI, Salvatore Cilia. Quintavalle si presenta ai giovani di sinistra come “maoista con tendenze anarchiche”, però è in ottimi rapporti con Cilia; lui e tutta la sua famiglia.

L’on.Cilia è conosciuto a Ragusa come autore di un libro pubblicato dall’editore Schembri (di Ragusa) nel ’54. Il volume si intitola “Non si parte” ed è presentato da “una lettera del comandante Borghese” nella quale, dopo il “Caro Cilia”, fra l’altro si legge: “A te, generoso e leale combattente, ieri con le armi, oggi con la penna, l’augurio di quel successo che la tua animosa rievocazione ben merita. Cordiali saluti. Valerio Borghese”.

L’on. Cilia, “il combattente”

Il deputato Cilia è pure ricordato, oltre che per la estrema eterogeneità del suo elettorato e delle sue amicizie, come un estremista di destra, molto vicino a Ordine Nuovo di Pino Rauti, sin dalla sua fondazione; nel MSI pare ci sia entrato verso il ’63, dopo avere espugnato la federazione del partito con un manipolo di seguaci.

Ecco, in questo quadro di amici del “principe nero” che si incontrano a Ragusa, con prospettive di palestre (mancano due-tre parole) complessi turistici (dove non è facile controllare chi ci stia), nel quale si registrano le presenze di Delle Chiaie e del suo fedelissimo Galatà, e dopo le ‘stranezze’ dei figli di Quintavalle, quello che tutti i fascisti della città vanno dicendo, cioè “che a Ragusa accadrà qualcosa di grosso”, incomincia a preoccupare seriamente gli ambienti democratici di tutta la provincia.

Si incomincia a parlare con maggiore precisione di depositi di munizioni, esplosivi e armi: dicerie alle quali – “pur se insistenti e non del tutto prive di fondamento”, dicono gli anarchici – prima non si era dato eccessivo peso.

Fra gli studenti è stato preso, alla luce degli ultimi episodi, molto in considerazione quello che ha detto un giovane fascista in una assemblea della IV classe del liceo scientifico “Enrico fermi”. Ad un certo punto della discussione sul libro “Strage di Stato” il giovane s’è alzato e ha detto: “State attenti, non voglio fare nomi, ma vedete che gira esplosivo a Ragusa”.

Stessa preoccupazione viene dalle dichiarazioni di numerosi contadini dei comuni di Santa Croce e di Modica, i quali dicono di aver notato da una diecina di giorni a questa parte uno strano quanto massiccio movimento di macchine, nottetempo, nelle campagne di alcune zone: a Modica, in contrada Scorrione, dove ci sono numerose villette rustiche e antichi “bagli”. Corre voce che esponenti di estrema destra si diano convegno in queste zone.

Tutte queste voci hanno messo in allarme i cittadini democratici di Ragusa e di molti centri della provincia. Quanto ci sia di vero non siamo in condizione di dirlo. Ma possiamo dire che in quanto a “coincidenze”, in questi ultimi tempi, se ne sono verificate parecchie. E sulla base di queste coincidenze che gli anarchici e i giovani di sinistra hanno messo assieme i loro forti sospetti e ricollegato in un unico filo “l’apparizione” di Stefano Delle Chiaie e Galatà, la venuta dell’ex subalterno di Valerio Borghese, Quintavalle, gli strani discorsi dei suoi due figli, la frequenza fra questi e l’onorevole Cilia (una volta vicino a “Ordine Nuovo” e pure amico di Valerio Borghese), le insistenti voci di “qualcosa di grosso che dovrà accadere a Ragusa”, le segrete riunioni agresti nella notte e il giro di armi e esplosivi che viaggerebbe parallelamente al contrabbando locale.

Naturalmente, nei “calepini” della polizia non c’è segno di tutto questo nemmeno come segnalazione.

(articolo non firmato, autore Giovanni Spampinato )