Giovanni Spampinato. L 'Ora, 10 aprile 1972

A Ragusa tutti in biblioteca, pochi in libreria

RAGUSA, 10 apr – “Guardi se le dico quanto incasso in un giorno, lei si mette a ridere, non ci crede: 30.000 lire. Copro appena le spese”. Il ragioniere Giovanni Paolina, titolare della omonima libreria, conferma in pieno quello che poco prima mi ha detto il fratello Antonino, che gestisce un’altra libreria in Piazza Libertà. E continua: “E allora mi chiederà come è che non chiudo. È semplice: ci salviamo con i testi scolastici. Ma da novembre a settembre, la libreria vivacchia”.

A Ragusa, stando ai librai – le librerie sono tre; ce n’è anche una “Remainder’s”, che vende libri a metà prezzo – si legge poco, quasi niente. Dello stesso avviso, non è però Mariano Pepi, vice direttore della biblioteca civica “G. Verga”.

“Il libro – dice Pepi – è ancora considerato da molti quasi un oggetto di lusso, un di più di cui si può anche fa re a meno. Ma c’è un incremento considerevole nella lettura, specialmente fra i giovani.

Bastano poche cifre: fino al ’69 la biblioteca civica prestava circa 4.000 volumi in un anno. Adesso siamo sui 2.000 volumi prestati in un mese, quasi 25.000 in un anno. Il libro oggi a molti (e alla “G. Verga” vengono oltre che studenti e professionisti molti lavoratori e casalinghe) appare meno inaccessibile. Una maggiore familiarità col libro è certo venuta in seguito alla ristrutturazione d ella biblioteca, avvenuta tre anni fa. Oggi – e quello di Ragusa è l’unico esperimento del genere nel Mezzogiorno – i libri sono disposti per materia, secondo il sistema decimale Dewey, e gli scaffali sono aperti al pubblico, che può prenderli direttamente. La fastidiosa trafila burocratica di qualche anno fa, che riusciva a scoraggiare molti potenziali lettori, è oggi ridotta al minimo. E la gente viene numerosa”.

Ma chi sono i lettori, e cosa leggono?

“Moltissimi sono ragazzi delle medie, che vengono per le ” ricerche”. Molti di questi però tornano indipendentemente dalle ricerche, le quali spesso hanno un carattere coercitivo. I ragazzi si abituano a leggere, al di là e al di fuori dell’interesse scolastico, e questo è molto importante, perché i giovani costituiscono un potenziale immenso. Poi ci sono molti professionisti, studenti e dilettanti che vengono per leggere soprattutto trattati scientifici e tecnici, che sono tra le opere più consultate. Molti anche gli studenti universitari che in biblioteca approfondiscono particolari argomenti.

“Si leggono pure molte opere di narrativa, e non solo i best-sellers; narrativa italiana e straniera, contemporanea e non. Parecchi giovani seguono con attenzione i libri ideologicamente e politicamente più impegnati. La biblioteca è anche abbonata ad un certo numero di riviste politiche, culturali e letterarie; ma manca lo spazio per presentarle come si deve, per cui sono poco lette. Un gruppo di giovani molto attenti ha cominciato in questi giorni a seguire in biblioteca un ciclo di audizioni di dischi di musica moderna, dal jazz al rock, portando avanti un interessante discorso culturale”.

Torniamo ai librai. Sostengono che a Ragusa si legge poco e male, e mi spiegano il perché.

Diecimila lire per un cartone

Tutti, più o meno – mi dicono – aspirano a formarsi una piccola biblioteca in casa; ma è una aspirazione incomposta, culturalmente poco motivata. Il ragioniere Antonino Paolina mi racconta un episodio che mi assicura essere autentico. Qualche tempo fa entrò in libreria una signora per chiedere quanto costava una bella enciclopedia che aveva visto es posta in vetrina. li libraio le spiegò che quello esposto era solo lo spacemen di cartone mandato dalla casa editrice, e che l’opera non era ancora arrivata. La signora disse che non importava, l’avrebbe messo in alto nello scaffale. E pagò il cartone 10 mila lire…

Quindi il libro come oggetto di arredamento. Ma per questo – si lamentano i librai – si ricorre in genere alle agenzie che effettuano vendite rateali a domicilio. Le collane e i tascabili, dopo il boom di qualche anno fa, sono entrati in crisi. Né poteva essere diversamente: gli improvvisati lettori cercano il “numero” della collana, e non il titolo. “Così – dice Paolina – quando mi accorsi che ad Hemingway seguivano senza una motivazione precisa Sartre e Gogol, e che la gente li comperava senza battere ciglio, capii che non sarebbe durato a lungo”.

Le opere di saggistica, come vendite, sono a zero. Si sono vendute ultimamente alcune decine di copie del libro dei giornalisti Fini e Barberi “Valpreda: processo al processo”, ma una volta rinviato il processo per la strage di Milano l’interesse è caduto. Notevole interesse ha suscitato “La strage di stato”, sia nella prima che nella seconda edizione. I premi letterari non costituiscono più un richiamo, come accadeva fino al ’67. De “Il padrino” di Puzo si sono vendute un centinaio di copie, e si continua a vendere discretamente.

“Love story” è stato un grosso successo, circa 300 copie vendute: ma fatti del genere capitano ogni 3-4 anni.

I motivi della crisi? Disinteresse, dicono i librai. Anche i giovani che si definiscono impegnati comprano pochi libri.

Ma influiscono anche altri fattori. Molti, soprattutto gli studenti, comperano i libri nelle città dove frequentano l’università. Inoltre, molti libri arrivano in ritardo di mesi, arriva solo la seconda edizione, dopo il “lancio” nelle grandi città. “Il professore”, edito da Garzanti, non è ancora arrivato.

Ad influenzare il pubblico sono le recensioni sui giornali e la pubblicità. La TV per Natale durante gli intervalli reclamizzò molto il libro, e molti regalarono libri. La classifica locale delle vendite riflette abbastanza fedelmente quella nazionale.

Per finire, un flash sociologico sulla vendita dei libri: secondo i librai, i professionisti e i bancari non leggono perché non hanno tempo, gli impiegati e gli studenti perché non hanno soldi.

Il libro per molti è inaccessibile perché costa molto. Uno studente non è sempre in grado di disporre di 2-3 mila lire per acquistare un libro che gli interessa.

Ma il considerevole numero di frequenze in biblioteca smentisce in parte il quadro catastrofico presentato dai librai, e dimostra una notevole disponibilità alla lettura, specialmente fra i giovani.

Giovanni Spampinato