Giovanni Spampinato. L 'Ora, 10 aprile 1972

Cosa c’è dietro le bombe nel siracusano

Che cosa preparano i fascisti nelle province di Ragusa e Siracusa?

Il disegno criminale che avevamo denunziato un mese fa da queste colonne acquista ogni giorno contorni più precisi. E’ chiaro ormai che, prima della fine della campagna elettorale, i fascisti tenteranno una grossa provocazione. Ed è opinione diffusa a Ragusa come a Siracusa, che tale provocazione non è, nelle intenzioni degli strateghi della tensione e del disordine, di carattere soltanto dimostrativo, ma tende a creare panico: non è ancora spenta l’eco dell’esplosione alla Camera del Lavoro di Siracusa dove solo un puro caso ha evitato che si verificasse una strage.

Per capire quanto è successo e continua a succedere nelle due province della Sicilia sud orientale, e che ha a protagonisti noti individui del neofascismo locale e nazionale, oltre ad agenti dei colonnelli greci, val la pena di riassumere brevemente gli avvenimenti di questi mesi.

A Ragusa è stata segnalata la presenza del fascista Stefano Delle Chiaie imputato latitante al processo per le bombe del 12 dicembre 1969. 11 Delle Chiaie che ha aderito sin dalla fondazione alla organizzazione neo fascista di Pino Rauti “Ordine nuovo”, e che ha poi fondato varie organizzazioni di picchiatori e dinamitardi di estrema destra, è considerato il massimo teorico della “strategia dell’infiltrazione e della provocazione”. Mario Merlino, il fascista infiltratosi nel circolo anarchico “22 Marzo”, è ora in carcere con Valpreda, è un uomo da lui manovrato. Delle Chiaie metteva bombe nelle sedi comuniste, ma ogni tanto ne collocava qualcuna nelle sedi dell’estrema destra, per provocare confusione e scaricare le responsabilità.

Il libro “Strage di stato”, documenta i suoi buoni rapporti con le autorità di P.S. Ma la polizia di Ragusa non lo conosce, non ha mai avuto sue foto.

Che significa la permanenza, che sembra sia durata parecchi giorni, del “Càccola” a Ragusa? Gli avvenimenti successivi la spiegano a sufficienza.

Nello stesso periodo – il mese di gennaio – un giovane sedicenne, Giulio Quintavalle, tenta una infiltrazione fra gli anarchici di Ragusa. Subito identificato, il giovane fascista viene allontanato. Il padre, Vittorio, che ora dice di essere pittore, ora laureato in pedagogia, ora maestro di karate, ora operatore economico e così via, e che vive da venti anni con tutta la fa miglia a Roma, dopo una permanenza di qualche anno a Vittoria e Ragusa, dove era giunto con i fratelli e i genitori nell’agosto del1945, da Milano, da dove erano fuggiti precipitosamente – apparteneva alla famigerata X MAS di Valeria Borghese, responsabile dell’omicidio di 800 tra partigiani, donne e bambini – è intimo dell’on. missino Cilia. Molti sostengono d’aver visto insieme il terzetto Cilia- Delle Chiaie – Quinta valle.

Cosa era venuto a fare a Ragusa il signor Quintavalle, e perché raccontava tante balle sul proprio conto? E perché, dopo che L’Ora ha fatto il suo nome e quelle di suo figlio insieme con quello di Delle Chiaie, è sparito dalla circolazione, non facendosi più vivo nonostante avesse affittato a Ragusa un appartamentino?

La polizia, che lo definisce enigmaticamente “una guardia del corpo”, si è interessata alla sua persona. E i carabinieri lo hanno interrogato immediatamente dopo la scoperta dell’assassinio dell’ing. Angelo Tumino e hanno a lungo perquisito il suo appartamento.

Non sappiamo quali legami potesse avere il Quintavalle con Tumino. Certo è che anche lui, come il professionista ucciso, si occupava, non sappiamo a che titolo, di quadri.

Nello stesso periodo, si parla con insistenza di un vasto giro di esplosivi e armi, di esercitazioni a fuoco, di “qualcosa di grosso” che si preparerebbe per l’immediato futuro.

L’Ora avanza l’ipotesi che si preparano d egli attentati dinamitardi e che l’obiettivo sia Siracusa, dove in quel periodo erano in corso forti lotte operaie, mentre Ragusa, che è più periferica e tranquilla, serve da deposito e da base operativa.

Il 13 e 14 marzo, precedute da alcuni “botti” inspiegabili contro un tabaccaio e un cantiere edile, scoppiano le grosse bombe all’ufficio di collocamento di Siracusa e alla CGIL della stessa città.

La polizia immediatamente indaga a sinistra (e continuerà a farlo per tutti gli avvenimenti successivi); trentamila lavoratori scioperano il 15 in tutta la provincia, indicando nei fascisti i criminali responsabili degli attentati. Da allora le bombe “vaganti” che scoppiano qua e là per le province di Siracusa e Ragusa si moltiplicano, diventa una danza inspiegabile se non si presuppone una abile regia.

E la regia c’è. La Pasqua a Ragusa, Giarratana, Marzamemi è movimentata da una serie di esplosioni. E altre esplosioni si sono avute anche dopo Pasqua.

Certo, c’è anche qualcuno che approfitta delle confusioni per regolare i suoi conti personali. Ma la bottiglia “molotov” accanto alla sede del sindacato fascista CISNAL di Ragusa, che annerisce la porta senza provocare danni, serve egregiamente a creare vittimismo per i fascisti e a scaricare a sinistra, le responsabilità.

Anche se tali diversivi non convincono nessuno, la polizia sembra orientata a seguire, da presso i giovani di sinistra e a ignorare le piste nere. Un sapore provocatorio assumono certi “avvertimenti” fatti ripetutamente dalla polizia su presunte infiltrazioni di dinamitardi tra gli anarchici di Ragusa e gli extraparlamentari di Siracusa.

Il giudizio politico che viene espresso da responsabili forze di sinistra è che ci si trova di fronte ad una grossa provocazione a tinte criminali che il ministero d egli interni pensa di manovrare per creare il clima giusto per coinvolgere la sinistra in pesanti sospetti e per presentare la DC come la sola garante dell’ordine e del centralismo in mezzo alla confusione e al disordine.