Resoconto dell'incontro di giovedi 15 gennaio 2010 presso la libreria Saltatempo

Ragusa e Giovanni: Idee e impegni per colmare 40 anni di silenzio

GIOVANNI MELI, tesoriere dell’Associazione Giovanni Spampinato

L’Associazione inizia quest’anno la propria attività con alcune iniziative pubbliche e sollecita un contributo di idee e di proposte e la collaborazione di tutti coloro che condividono il nostro progetto di ricordare la memoria di Giovanni Spampinato e di altri personaggi significativi della nostra terra, e insieme di ricostruire in modo documentato e critico le pagine più interessanti della nostra storia recente, anche quelle rimaste più buie. Inizieremo con un gesto: doneremo nei prossimi giorni alla Biblioteca Comunale di Ragusa alcuni libri su Giovanni Spampinato chiedendo che siamo messi in lettura, a disposizione dei cittadini. Lo facciamo perchè ci siamo accorti che su Giovanni la Biblioteca pubblica della sua città contiene solo un volume del 1984, quello edito dal Centro Feliciano Rossito, che riproduce alcuni suoi articoli. E’ necessario, a nostro avviso, che siano messi a disposizione di chi si vuole documentarsi tutti i volumi pubblicati sull’argomento, che sono ormai tanti. Doneremo successivamente altri libri, come spiegherà Alberto Spampinato, e inoltre apriremo un centro di documentazione sulle oscure e mai chiarite vicende di cui si occupò Giovanni nei suoi articoli. La seconda iniziativa in programma, per la quale speriamo di avere con noi don Luigi Ciotti, è un convegno sulla memoria collettiva dal titolo “Noi e Giovanni”. Speriamo di riuscire a organizzare entro l’anno anche un altro convegno, sulla fase più interessante dello sviluppo industriale di Ragusa. Vogliamo farlo partendo dalla figura dell’ingegner Cesare Zipelli, dirigente storico dell’ABCD, scomparso a giugno del 2009, che in quelle vicende, nel periodo 1950-1968, ebbe un ruolo di primo piano.

ALBERTO SPAMPINATO, presidente
(Questa relazione è stata illustrata oralmente)
NOI E GIOVANNI – Noi pensiamo di organizzare nei prossimi mesi un convegno sulla memoria collettiva partendo dalla tragica vicenda di Giovanni Spampinato. Ci sembra necessario poichè molti cittadini di Ragusa non sanno chi era Giovanni Spampinato. Eppure la sua barbara uccisione, nel 1972 a Ragusa, è stato uno dei fatti più  rilevanti avvenuti in questa città nell’ultimo secolo, e tale resta ancora oggi; e stata una ferita inferta all’intera comunità, a tutta le gente onesta e perbene di questa città. A Ragusa è difficile documentarsi su Giovanni Spampinato. La nostra Associazione è nata proprio con l’intenzione di colmare questa lacuna, con iniziative pratiche e anche richiamando le istituzioni locali al dovere e alla responsabilità di coltivare in nome collettivo la memoria di Giovanni Spampinato quale vittima di una gravissima ingiustizia sociale, quale persona che ha perso la vita mentre svolgeva una funzione di pubblico interesse, e quale cittadino che ha illustrato con l’esempio la sua città. Ormai la figura di Giovanni è più conosciuta ed apprezzata altrove che a Ragusa. La Federazione Nazionale della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti, che sono a Roma, le organizzazioni regionali dei giornalisti di varie regioni italiane, il premio giornalistico Saint Vincent, che si svolge in Val d’Aosta e alti rappresentati delle istituzioni nazionali hanno riconosciuto che Giovanni non è solo un povero ragazzo ucciso a 25 anni, ma anche un cittadino e un giornalista valoroso ed esemplare. Libri, trasmissioni televisive, convegni hanno presentato la storia di questo ragazzo di provincia, mite, cursioso, animato da grandi ideali, che nella sua città riuscì a descrivere sul suo giornale, fatti e misfatti, misteriosi intrecci, connessioni, distorsioni che avvenivano nella sua città e che altri (giornalisti, magistrati, politici, amministratori) ostinatamente negavano, per varie ragioni.

Per le sue coraggiose inchieste, per la sua attività di cronista senza paraocchi e senza peli sulla lingua, per la sorveglianza dei comportamenti sociali da sentinella ante litteram della legalità, e anche per la tragica morte dovuta a questa attività, la storia di Giovanni è stata posta alla base di recenti inziative di alto valore civile e morale promosse dalle organizzazioni dei giornalisti, come l’osservatorio “Ossigeno per l’informazione”, che ho l’onore di dirigere, che ha sviluppato una riflessione sulla deontologia professionale e sulla grave condizione di centinaia di giornalisti italiani che, ai giorni nostri, sono minacciati e corrono gravisissimi pericoli poichè, come faceva Giovanni, scrivono notizie sgradite ad ambienti ed a personaggi potenti, a volte legati alla malavita o alla criminalità organizzata. Queste recenti iniziative hanno acceso su Giovanni l’attenzione di migliaia di cittadini, studenti, ricercatori di tutta Italia che non avevano mai sentito parlare di lui. Vogliamo riflettere collettivamente in un convegno su questo strano atteggiamento di una comunità verso la memoria di un suo componente. Vogliamo ricordare la vicenda di Giovanni Spampinato perchè ciò che successe a lui nel 1972, si può ripetere ancora oggi. Una comunità sana che subisce una ferita come quella dell’assassinio di Giovanni, deve fare il possibile affinchè ciò non si ripeta. Per parlare di queste cose, bisogna superare due barriere mentali. La prima è che le cose brutte succedono sempre altrove e che comunque riguardano solo gli altri. Non è così. Di fronte alle ingiustizie, alle sopraffazioni, ai crimini della mafia, alle negazioi della legalità, non possiamo lavarci le mani. Tocca ad ognuno di noi fare qualcosa. Dobbiamo riscoprire il significato della parola solidarietà. Ammettere che certi problemi potremo risolverli solo collettivamente, e perciò dobbiamo sforzarci di capire quando un problema che affligge altre persone non è solo suo.

LA DONAZIONE ALLA BIBLIOTECA COMUNALE – L’idea di donare alla Biblioteca Comunale i libri che parlano di Giovanni ci è venuta dopo che alcuni studenti, ricercatori, giornalisti ci hanno segnalato, con sopresa, che non si trovano nella biblioteca pubblica della sua città i testi e i documenti necessari per conoscere la figura di Giovanni. Oltre al libro del 1984 del Centro Feliciano Rossitto citato da Giovanni Meli, è custodito dalla Biblioreca un solo ritaglio di giornale, quello che riporta la notizia della morte di Giovanni. Come mai, ci chiedono? Non sappiamo rispondere a nome di altri. Noi ci prendiamo la nostra parte di responsabilità. Visto che nessuno provvedeva, avremmo dovuto sollecitare la dovuta attenzione di questa istituzione cittadina. Avremmo dovuto farlo prima. Lo facciamo adesso con un atteggiamento positivo: cominciando a colmare il vuoto con la donazione dei volumi che ci sembrano più utili per conoscere la vita, il profilo umano, l’attività culturale e giornalistica di Giovanni Spampinato, la sua tragica vicenda, i fatti di cui si occupava, e anche le vicende di mafia, di criminalità organizzata, le storie degli altri giornalisti assassinati in Italia e di quelli che sono minacciati per le loro inchieste, i casi di oscuramento dell’informazione e le verità ancora difficili da accertare che ci riconducono all’attualità. A questa iniziativa si sono gi‡ associati, e di questo li ringraziamo, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia, Franco Nicastro, che regalerà alcuni volumi, e l’editore Ponte alle Grazie, che ha deciso di concorrere con uno stock di libri.

IL SITO E L’ARCHIVIO SPAMPINATO – La nostra donazione alla Biblioteca si inserisce in una iniziativa più ampia dell’Associazione: l’istituzione dell’ “Archivio Giovanni Spampinato”, un vero e proprio centro di documentazione su Giovanni Spampinato e sulle vicende collegate alla sua vita e alla sua morte, un archivio di documenti, cartaceo e digitale, di facile consultazione, accessibile on-line, sulla Sicilia “segreta” degli anni della strategia della tensione, per documentare le attività eversive, gli episodi di violenza politica, i traffici illeciti e i fatti di sangue che si verificarono nell’Isola con un intreccio ancora non del tutto chiarito con la criminalità mafiosa e con le attività politico eversive della strategia della tensione che insanguinò líItalia alla fine degli anni Sessanta e all’inizio degli Anni Settanta. Con particolare attenzione saranno ricostruiti gli avvenimenti che si verificarono nelle province di Ragusa, Siracusa e Catania, gli episodi di violenza politica, le attività eversive, i traffici illeciti e i fatti di sangue di sui si occupò con la sua attività giornalistica Giovanni Spampinato nelle inchieste pubblicate su L’Ora e su altri giornali.

L’Archivio Spampinato avrà sede nel capoluogo ibleo. Conterrà gli articoli pubblicati da Giovanni Spampinato sul giornale L’Ora nel periodo 1968-1972;  gli articoli di altri giornalisti sugli stessi avvenimenti; la collezione dei giornali locali dell’epoca; atti parlamentari, pubblicazioni, libri, fascicoli, incartamenti processuali, fotografie e ogni altra documentazione utile.
Raccogliere e rendere accessibile questi  documenti Ë necessario per consentire ad ogni cittadino, e in particolare ai più giovani, di conoscere con cognizione di causa i gravi avvenimenti di quegli anni. E’ inspiegabile che in quasi quarant’anni nessuno abbia avvertito l’esigenza di dare vita ad questa raccolta pubblica di documenti. Esistono, lo sappiamo, alcuni archivi privati, ma sono a nostro avviso incompleti, parziali, e nella maggior parte dei casi difficili da consultare. Non sono in grado di soddisfare le esigenze dei ricercatori interessati a conoscere queste vicende con uno sguardo a tutto tondo. E’ più facile reperire documenti su Giovanni Spampinato a Roma o a Milano che in Sicilia. E’ un paradosso in una Sicilia che dispone di quattro università e di numerosi centri di ricerca storica e scientifica. La nostra Associazione confida sulla collaborazione di enti pubblici e privati, dell’Università di Catania, che ha già manifestato attenzione, e di altri atenei, dei centri di ricerca e di documentazione già ativi, delle organizzazioni sindacali, delle istituzioni dei giornalisti, delle fondazioni con finalità culturali e morali.

Facciamo oggi il primo passo aprendo il sito www.giovannispampinato.it che contiene alcuni documenti e articoli di Giovanni. E’ nostra intenzione rendere disponibili su questo sito tutti i documenti disponibili. Li inseriremo gradualmente e ci scusiamo se procederemo con lentezza. Dipende dalla esiguità dei mezzi a disposizione. Ci avvaliamo esclusivamente delle nostre risorse personali e del lavoro di pochi volontari. Speriamo che altri vorranno collaborare, dare la loro disponibilità, unirsi a noi, contribuire a questa impresa con proposte, idee, suggerimenti, e mettendo a disposizione le loro competenze e qualche ora del loro tempo. Il sito, infatti, nasce anche quale organo di collegamento dell’Associazione con tutti coloro che condividono lo spirito del nostro progetto, a Ragusa e altrove. Ci fa molto piacere, perciò che il professor Giuseppe Casarrubea abbia già dichiarato interesse e apprezzamento per la nostra iniziativa e abbia lanciato la proposta di creare un collegamento fra il nostro sito, il suo (http://casarrubea.wordpress.com/) e altri siti di documentazione, per costruire una rete di archivi siciliani che lavorino nella stessa direzione. Casarrubea è uno storico di riconosciuto prestigio, lavora da anni per colmare le lacune della “Storia della Sicilia segreta”, come recita il titolo di un suo libro fondamentale, e ha creato un sito di documentazione di cui ab biamo sperimentato l’utilità e che è per noi motivo di ispirazione. Approfondiremo con la massima disponibilità la sua proposta.
ZIPELLI E LO SVILUPPO ECONOMICO DI RAGUSA – Come ha detto Giovani Meli, la nostra Associazione non vuole richiamare il dovere della memoria collettiva solo su Giovanni Spampinato, ma su tutti i fatti e i personaggi notevoli della vita pubblica di Ragusa e della Sicilia, nella convinzione che la conoscenza della storia aiuti ad affrontare con saggezza le scelte attuali e a costruire il futuro. Abbiamo perciò pensato di organizzare un convegno sullo straordinario sviluppo economico di Ragusa nel Dopoguerra: dall’asfalto, al petrolio, al petrolchimo, alle serre, alla nascita dell’economia diffusa che è un fenomeno ancora dei nostri giorni e che è fatta di artigianato, commercio, piccole e medie industrie. Vogliamo farlo ricordando la figura dell’ingegner Cesare Zipelli,  scomparso nel 2009, direttore storico dell’ABCD e protagonista assoluto di quella profonda fase di trasformazione che conobbe fasi esaltanti e fece di Ragusa dello sviluppo industriale di un fenomeno unico nel Mezzogiorno con varie soluzioni di eccellenza. Pensiamo a un convegno di studio con relazioni di esperti, a una pubblicazione, a un documetario video, a una mostra fotografica, a una raccolta di testimonianze dell’epoca. Il programma è in via di definizione e vi aggiorneremo sulle fasi di avanzamento.
SALUTI PARTICOLARI – Ringrazio in particolare per la loro presenza, il presidente del Centro Feliciano Rossitto, Giorgio Chessari, con il quale vogliamo collaborare, e Gianluca Floridia, che sta costituendo in provincia di Ragusa il coordinamento di “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, una associazione a cui mi sento personalmente legato perchè con la sua attività e l’insegnamento del suo presidente, don Luigi Ciotti, mia ha aiutato a scoprire il valore della memoria collettiva e a trasformare il mio dolore privato, di familiare di una vittima di una grave ingiustizia, in impegno civile e sociale. Credo che Libera abbia un ruolo importante da svolgere nella nostra provincia se riuscirà a raccordare, come ci auguriamo, le varie iniziative sparse che operano nello stesso campo e che solo sommando le loro energie possono raggiungere la massa critica per trovare ascolto ed incidere. La realtà associativa deve restare plurale. Ognuno deve conservare la propria autonomia e la propria idendità. Bisogna però riuscire a fare dei tratti di strada insieme con tutti coloro che si muovono nella nostra stessa direzione, anche quando non tutte le idee coincidono. Un saluto speciale lo rivolgo a Luciano Di Natale, che è l’esempio vivente di come si possa trasformare una vicenda familiare privata, di sofferenza e di disagio, in una occasione di impegno civile nell’interesse collettivo. Lui è partito dalla drammatica vicenda di sua figlia, caduta in stato vegetativo a causa di una intossicazione alimentare, per denunciare un modo incivile ed illegale di commercializzare la carne e la mancanza di strutture pubbliche, sul nostro territorio, per assistere le persone che versano in stato vegetativo. Per queste iniziative, che sono nello stesso spirito del nostro impegno, consideriamo Luciano uno di noi.

GIORGIO CHESSARI
Siamo interessati a collaborare con la vostra Associazione. Il Centro Feliciano Rossitto di Ragusa, si è già impegnato, come è noto, a ricordare la figura di Giovanni Spampinato. Il Centro custodisce nel suo archivio un’ampia documentazione su di lui, a disposizone dei cittadini e dei ricercatori. Abbiamo ora in progetto la costruzione di una nuova sede polivelante da costruire su un’area di sedicimila metri quadrati. E’ prevista una grande biblioteca per ingrandire quella attuale che ha diecimila volumi. Con il consenso dei familiari, abbiamo deciso di intitolarla a Giovanni Spampinato. (APPLAUSO) Conserviamo anche un fondo, che ci è stato donato dai familiari, intitolato al padre di Giovanni, Giuseppe Spampinato. Comprende 110 volumi, varie pubblicazioni e documenti dell’ANPI, di cui è stato animatore e presidente provinciale a vita. Il nostro Centro ha finalità simili alla vostra Associazione. Si propone infatti di ricordare la memoria del movimento dei lavoratori, la storia dei partiti e del sindacato e svolge varie attività culturali. Per ricordare Giovanni Spampinato, pensiamo di organizzare ogni anno, con il sostegno dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia e con la vostra collaborazione, delle lezioni di giornalismo e alcune letture pubbliche.

LUCIANO NICASTRO
Chiederò al MEICS, Movimento Ecclesiale di Impegno Sociale di Ragusa, di stabilire rapporti di collaborazione con la vostra Assoziazione. Propongo inoltre di usare il sito che si inaugura oggi per raccogliere e mettere a disposizione di tutti delle testimonianze scritte su Giovanni Spampinato. Io darò l’esempio consegnando una mia testimonianza. Inoltre credo che dovremmo rilanciare la proposta avanzata tempo fa di un Premio Giornalistico intitolato a Giovanni Spampinato. Avrebbe una risonanza oltre in nostro territorio provinciale. Dovrebbe essere una iniziativa non solo di questa o di un’altra associazione, ma di tutta la città. RAgusa una volta ospitava il Premio Vann’Antò, insieme a Messina. Adesso quel premio non esiste più. Quello intitolato a Giovanni colmerrebbe un vuoto culturale.

GIOVANNI MOLE‘, segretario dell’Associazione provinciale della Stampa
Piena e convinta adesione alle iniziative annunciate dalla vostra Associazione e a quella per l’istituzione di un premio giornalistico intitolato a Giovanni Spampinato. C’è una vecchia delibera in tal senso, rimasta inattuata, della sezione provinciale dell’Assostampa Noi vogliamo rilanciarla. Mi impegno a parlarne al prossimo congresso che si svolgerà la prossima settimana. E’ un’iniziativa che vogliamo realizzare d’intesa con l’associazione, con i familiari e con il coinvolgimento degli enti locali. Il premio offrirebbe ogni anno l’occasione per un confronto e una riflessione pubblica. Vogliamo riproporre anche il progetto, già deliberato, di affidare a uno storico una ricerca sulla figura di Giovanni Spampinato e sugli avvenimenti di quegli anni. Una amministrazione locale ci aveva promesso il finanziamento di una borsa di studio. Torneremo alla carica.

VALENTINA GULINO
Porto il saluto del Circolo universitario ibleo, di cui sono coordinatrice. Vogliamo colaborare con le vostre iniziative sulla memoria e a difesa della legalità. Stiamo promuovendo un ciclo di lezioni sulla legalità e vi invitiamo a partecipare.

GIANLUCA FLORIDIA, coordinatore Libera di Ragusa
Abbiamo appena insediato il coordinamento di Libera di Ragusa e ci impegniamo a collaborare con la vostra associazione che si muove nello stesso spirito con il quale noi intendiamo coltivare la memoria e promuovere l’impegno civile, e nel senso di costituire una rete di associazioni. Noi abbiamo deciso di adottare la memoria di Giovanni Spampinato per conservarla e difenderla. Vogliamo inoltre rifondare la sezione provinciale dell’ANPI di Ragusa in onore e nel ricordo di Giuseppe Spampinato. A Ragusa siamo in contatto con varie associazioni con le quali intendiamo collaborare, proponendoci come tessuto connettivo e raccordo fra varie iniziative.

CARLO RUTA
Condivido il progetto dell’Associazione e mi impegno a collaborare. Ho scoperto l’importanza del lavoro di Giovanni Spampinato svolgendo delle inchieste giornalistiche a Ragusa, seguendo il filo di quella sua interpretazione che mise in discussione il mito della provincia tranquilla in cui per definizione non accade nulla. Su questa via ho incontrato il grumo di misteri in cui si era imbatturo lui: il neaofascismo negli iblei, il contrabbando a cui nessuno faceva caso, vicende di mafia e di delinquenti… E mi sono sentito in dovere di riproporre la sua figura per ircordare correttamente la sua memoria. Mi sono sentito molto vicino a Giovanni. Mi sono appassionato alle storie di cui si occupò, fra cui il delitto Tumino, ancora misterioso. E mi sono imbattuto in grandi difficoltà, perchè la provincia siciliana è una grande palude. Io ero animato da intenti di ricostruzione obiettiva, altri avevano fini diversi. Per esprimermi ho usato Internet. Il mio lavoro non è stato vano, come non lo è stato l’impegno di Alberto per ravvivare il ricordo di suo fratello, che stava svamendo. Quando cominciai a occuparmi di Giovanni, digitai il suo nome su Google. Trovai solo quaranta citazioni. Ne fui sorpreso. Per gli alri giornalisti uccisi erano disponibili migliaia di documenti. Oggi non è più così: se digitate il nome di Giovanni escono quasi quarantamila documenti. E’ una consolazione. Dice che il mio lavoro, quello di Alberto e di altri non è stato vano. Ma dobbiamo fare di più, tutto il possibile, per fare conoscere il peso e la dignità morale altissimi di Giovanni e l’impegno che lui pagò con la vita.

ALBERTO SPAMPINATO
Carlo Ruta ha detto la verità, ma per modestia non ha detto la cosa più importante. Dirò io che Carlo ha avuto un ruolo decisivo nelle iniziative di questi ultimi anni per fare emergere il ricordo di Giovanni sottraendolo alla dimensione retorica delle commemorazioni pietose, tracciandone un’immagine falsa e minimizzante. Ho visto nel suo lavoro la forte immedesimazione con Giovanni di cui ha parlato. Una immedesimazione anche in quel rigore morale che porta agli eccessi, a trascurare la normale prudenza. Io non sono riuscito a condividere questo lato del carattere di mio fratello, così come non ho compreso e non ho condiviso tutte le sue scelte, e neanche tutte quelle di Carlo Ruta. Non lo dico per prendere le distanze, e neppure per togliere importanza all’impegno e al valore del lavoro che ha fatto Carlo. Anzi, voglio dire che lui è riuscito meglio di me ad avvicinarsi a Giovanni. Gli auguro di continuare a dare il suo contributo senza infortuni giudiziari e senza trovarsi solo come gli è accaduto in questi anni.

GIOVANNI MELI
Anche io voglio riconoscere a Carlo Ruta il merito  di avere suscitato attorno alla storia di Giovani forti sentimenti e prese di posizione che hanno contribuito ad innescare ripensamenti e l’impegno di altri.

CHIARA OTTAVIANO
Voglio ringraziare pubblicamente Alberto per averci aiutato a dare un senso alla vicenda che si è conclusa con la morte di Giovanni e con una grossa ferita a tutti noi. Alberto ci è riuscito con il suo libro e dando vita all’osservatorio sui giornalisti minacciati, nato per non lasciarli soli come fu lasciato solo Giovanni. La vicenda di Giovanni non sarebbe finita così tragicamente se gli altri non lo avessero lasciato solo. Questa è la lezione più importante che Alberto ci ha aiutato a capire. Soggettivamente per me, per molti di noi che lo conoscevano, la morte di Giovanni fu un fatto molto doloroso, e lo fu ancora di più perchè non siamo riusciti a trovarne il senso. Ci era rimasta la sensazione di una morte inutile, di una violenza bestiale, e una reazione di rabbia e di dolore. reazioni che non producono nulla, e per altro confinate solo al gruppo degli amici personali. Non c’è stato niente di simile alla reazione politica di massa di Piazza Fontana, che ha creato movimento e consapevolezza. Quindi la memoria di Giovanni era particolarmente difficile da trasmettere, da tematizzare, al di fuori dell’ambito della ferita. Alberto ha trasformato una complessa elaborazione del lutto in impegno sociale e professionale, in richiamo alla deontologia professionale. Ci ha insegnato che impegnarsi per la memoria ha un senso, non significa solo riaprire vecchie ferite.

LUCIANO DI NATALE
Quando ho letto il libro di Alberto su Giovanni mi è sembrato di incontrarlo sulla strada della mia stessa sofferenza familiare. Alberto scrive che i giornalisti dovrebbero essere i cani da guardia della legalità. Mia figlia vive in stato vegetativo proprio perché a Catania, dove lei si trovava, la legalità non c’è, E’ considerata un optional. Questo consente di usare dei conservanti come i solfiti che sono fuori legge. I controllori, i vigili e le altre autorità fanno finta di nulla, e perché i giornali non parlano di queste cose. Inoltre a Ragusa ho scoperto una sanità pubblica che non funziona, e non è in grado di curare dei malati così gravi. Perché i giornalisti non parlano di queste cose.

GINO SPADARO
Non bisogna dimenticare che la vicenda di Giovanni Spampinato pone anche un problema di funzionamento della giustizia, di correttezza dei magistrati e della incapacità della magistratura a giudicare se stessa.