I dannati della memoria. La società e le vittime innocenti

L’intervento di Alberto Spampinato *

“…Rendere accessibili in modo unitario gli articoli dei giornalisti uccisi è la cosa più importante da fare ed è ciò che non si riesce ancora a fare…”.

NARNI, 20 aprile 2012 – Il Senato Romano applicava ad alcuni condannati illustri una pena crudele: la cancellazione della memoria. Nei nostri codici, per fortuna, questa pena non esiste. Ma la damnatio memoriae viene inflitta lo stesso, tacitamente e in un modo ancora più crudele: non a chi è stato dichiarato colpevole di qualcosa, ma a chi è stato vittima innocente della violenza, della criminalità, dell’ingiustizia, a chi è stato ucciso mentre svolgeva una funzione di pubblico interesse per la collettività, a persone che le istituzioni sociali dovrebbero ricordare, onorare, celebrare pubblicamente.

Molto spesso il compito e il peso di ricordare pubblicamente queste vittime è lasciato ai familiari, agli amici, ai conoscenti, a gruppi di cittadini che devono lottare che devono vincere ogni volta la disattenzione generale, che lottano con pochi mezzi contro la lenta ma inesorabile azione del tempo che cancella i ricordi, fa uscire di scena i testimoni diretti, riduce gran parte delle vittime a nomi senza storia.

La disattenzione pubblica non nasce dal nulla. Per una prassi crudele, gli assassini suscitano sempre più interesse degli assassinati, e perciò a loro la cronaca dà infinitamente più spazio. Quasi sempre i nomi degli assassini sono più noti di quelli delle loro vittime. Nel format narrativo, i familiari delle vittime non hanno nessuno spazio, il loro punto di vista è spesso trascurato. La società dovrebbe correggere questa barbarie che spesso si riflette in presenze televisive, nel contenuto di  libri ed opere televisive  e cinematografiche in cui le vittime sono solo uno spunto narrativo, e perciò la loro immagine è spesso piegata con disinvoltura alle esigenze narrative. Continua a leggere