Giovanni Spampinato. L'Ora, 4 febbraio 1971

Ragusa. Dopo la scuola la disoccupazione

A conclusione dell’anno scolastico 1969-70 si sono diplomati nelle scuole medie superiori della provincia. di Ragusa 1.175 studenti. Nel decennio 1961-70 il numero dei giovani che si sono diplomati è stato di 7500.

Che cosa hanno fatto i giovani ragusani che un anno e mezzo fa hanno concluso gli studi medi? Molti hanno proseguito gli studi; una piccola minoranza ha trovato lavoro, i più, fu ori dalla provincia; una forte percentuale è andata ad ingrossare le file del piccolo esercito dei diplomati a spasso. Se ne incontrano a decine, di questi “contatori di mattonelle”, a passeggio nelle ore più impensate, per le vie del centro e nei bar, del capoluogo e nei paesi della provincia.

Aspettano un’improbabile occasione d i impiego, la risposta alla domanda presentata all’ANIC, il concorso, la raccomandazione dell’onorevole o del vescovo. Aspettano, e in questa mortificante attesa invecchiano.

Ma è raro che li si senta discutere di queste cose. Parlano di tutto, per pudore o per altri motivi non parlano della loro frustrante condizione di disoccupati. In fondo, non si sentono dei veri disoccupati, come gli edili, come i braccianti; sono solo in attesa di “sistemazione … ” .

Di questi problemi si parla invece nelle scuole, se ne discute con appassionato interesse. Gli studenti si chiedono il perché di questo loro “destino”, c cercano insieme di cambiarlo.

“Se non ci chiariamo cosa ci attende al di la’ della scuola, e i motivi di questa nostra disgraziata situ azione – dicono -, la scuola diventa assurda, non si capisce perché stiamo cinque anni a studiare cose che non ci serviranno per la vita”.

Questo nuovo interesse per i problemi della scuola e della società non è certo nato dall’oggi al domani. L’anno scorso la maggior parte degli studenti rifiutava ogni discorso che sapesse anche lontanamente di “politica”. Quest’anno, la politica è entrata quasi a forza nella scuola, quando il Movimento Studentesco ha affrontato un problema che interessa un gran numero di studenti e di famiglie: quello dei trasporti.

Migliaia di famiglie che abitano nei centri più piccoli pagano, oltre alle tasse, ai libri di testo, a tutto quello che costa mantenere un figlio a scuola, dalle 5 alle 10 mila lire al mese di abbonamento per l’autobus o la littorina. Famiglie di contadini, di operai, di artigiani per le quali questa gabella è un grave peso.

Perché la scuola deve essere un sacrificio per tanti giovani, per tante famiglie? La Costituzione parla chiaro: l’istruzione è un diritto, e il suo esercizio non può e non deve essere limitato in base al censo. Nelle affollatissime assemblee che si tennero già ad ottobre nelle scuole e nei paesi saltarono subito fuori i temi del diritto allo studio e al lavoro. Uscendo dalla scuola, dicevano gli studenti, ci attende la disoccupazione, l’emigrazione, né più né meno come gli edili, i braccianti. Perché?

Il Movimento Studentesco divenne presto un fatto di massa, quasi tutti gli studenti in tutti gli istituti d ella provincia si riconoscevano nella ” linea politica” riassunta in un manifesto in cui si affermava che il MS è “anticapitalista, antifascista e antiimperialista” e si definiva “movimento di classe”.

‘La prima esperienza di lotta la si ebbe il 15 novembre. Migliaia di studenti diedero vita a cortei ed assemblee in piazza. Chiedevano i trasporti gratuiti, ma negli slogans degli striscioni e dei cartelli la piattaforma delle richieste si allargava: “Diritto allo studio, diritto al lavoro”. “Lavoro sì, emigrazione no”. “La scuola siamo noi”. “No all’autoritarismo”. E si individuavano gli alleati: “Lavoratori e studenti uniti nella lotta”. “Studenti oggi, disoccupati domani”.

La massiccia adesione degli st udenti ad un Movimento Studentesco che si dichiarava apertamente di sinistra preoccupò i fascisti del Fronte della gioventù che inscenarono provocazioni squadristiche. Ma i fascisti nelle scuole sono oggi isolati e squalificati.

Il 9 dicembre, in concomitanza con la seduta del Consiglio provinciale che doveva discutere il problema dei pendolari, il Movimento Studentesco proclamò un’altra giornata di lotta. E alla stesura della delibera con cui il consiglio impegnava l’amministrazione provinciale e i comuni a rimborsare le spese di viaggio ai pendolari parteciparono attivamente le centinaia di studenti presenti in aula. Nel documento, il MS veniva ufficialmente riconosciuto, e una sua rappresentanza farà parte del consiglio di amministrazione dell’istituendo consorzio per i trasporti gratuiti.

L’interesse per i problemi della scuola e della società è oggi vivissimo negli istituti. Nuove esperienze di partecipazione, come i collettivi e i gruppi di studio, sono sorte in numerosi istituti. E la dimostrazione che gli slogans del MS non erano solo parole è venuta anche con la partecipazione di migliaia di studenti agli scioperi generali del 29 novembre e del 24 gennaio, e all’occupazione del comune.

Il Movimento Studentesco non si considera un’avanguardia isolata, ma una componente del vasto schieramento di forze democratiche.

L’aspetto più positivo, ciò che rimane saldo nelle scuole è il nuovo interesse degli studenti per i problemi che li riguardano. Il qualunquismo e la rassegnazione sono cose di ieri. Ed è nata una nuova domanda politica, la richiesta di un modo nuovo d1 far politica, con la partecipazione diretta di tutti alle scelte e alle decisioni.

Giovanni Spampinato