Giovanni Spampinato L'Ora, 19 febbraio1970

Il posto della chiesa non e’ “accanto” ma “fra” i lavoratori

Dopo la riunione della Conferenza Episcopale Siciliana a Marina di Ragusa

RAGUSA, 19 feb – Sembrava ormai che fosse passata senza lasciare strascichi polemici di sorta la recente Conferenza Episcopale Siciliana di Marina di Ragusa. Un avvenimento non eccezionale. D’altra parte, come si erano premurati a far rilevare alcuni Vescovi, e lo stesso Cardinale Carpino, interrogati in proposito; un incontro di ordinaria amministrazione, programmato da tempo, al quale, affermava ancora Carpino, non si capiva perché la stampa (e L’ORA in particolare) desse tanta importanza.

Ma, se la convocazione della Conferenza rientrava effettivamente nella “ordinaria amministrazione”, la stessa cosa non si può dire degli argomenti che erano all’ordine del giorno e delle decisioni che in quella sede si sono prese; e ciò è risultato chiaro dal documento conclusivo dei lavori, di eccezionale importanza politica e di rilevante interesse per chi segue le vicende della chiesa siciliana.

E oggi, espressione del “senso di amarezza e di delusione che lascia nel cattolico” una lettura attenta di tale documento, é stata resa pubblica una coraggiosa presa di posizione di alcuni noti intellettuali cattolici della provincia che, in un commento firmato, tra gli altri, dal dr. Pasqualino Guccione, dal dr. Giuseppe Guastella, dal prof. Pietro Colombo, dal prof. Giorgio Flaccavento, dal prof. Luciano Nicastro, dal prof. Salvatore Triberio, dopo aver rilevato come nel documento dei Vescovi “il problema del celibato ecclesiastico è liquidato in due battute”, si dicono “sinceramente perplessi e sconcertati laddove affronta i problemi sociali”.

“Non sappiamo cosa abbia detto Mons. Pagani, Assistente Nazionale delle ACLI, nel suo “esauriente rapporto sulle ACLI” (i firmatari, non bisogna dimenticarlo, sono quasi tutti aclisti). “Ma é certo che dopo un “approfondito dibattito sull’argomento”, non si sarebbero dovuti “riaffermare i doveri della presenza della Chiesa, Madre e Maestra, accanto ai lavoratori”.

Paolo VI è andato a Taranto tra i lavoratori e ha fatto Sue e di tutta la Chiesa la tensione e le ansie del mondo del lavoro: almeno questo sembra il significato profondo del pellegrinaggio paolino. E lo stupendo storico discorso tenuto ai metallurgici di quella città non sembra essere stato oggetto delle particolari attenzioni degli Eccellentissimi Vescovi Siciliani se ancora si preoccupano che il metodo ed il linguaggio della “loro (dei lavoratori) lotta per la giustizia” sconfinino nell’odio e nella violenza.

“Non una parola di preoccupazione, invece, sulla violenza e sull’odio che certamente generano le attuali strutture sociali, economiche e politiche della nostra società, che si vogliono “migliori”, ma non diverse.

Il documento prosegue sullo stesso tono di dura, amara critica, rilevando come “non poteva mancare il solito particolare invito “a quella grande forza politica che direttamente si ispira ai principi dell’etica sociale cristiana” (quante parole per dire DC) perché ritrovi la sua unità e meriti “sempre maggior fiducia”.

C’é veramente da chiedersi con stupore e con dolore se alla base del discorso dei Vescovi sia stata la tristissima situazione in cui versa la società italiana in genere e quella siciliana in particolare, o non invece lo stato precario della DC e dei partiti “democratici”, i cui rappresentanti devono raccordare meglio la loro azione per una più pronta risposta alle attese del popolo”.

“Ma -dicono gli intellettuali cattolici- tutto il presente discorso rischierebbe di passare per una inutile “lamentazione” se si fermasse a questo punto.

“Occorre allora motivare la delusione e il rammarico del cattolico dicendo cosa si sarebbe aspettato dai suoi Vescovi in merito a temi così importanti e delicati trattati dalla Conferenza.

“Anzitutto: atteggiamento formale e più affettuoso. Proprio così: più pieno d’affetto! Di quell’affetto che nasce dal vivere i problemi della società dal di dentro.

“Certo, un tale comportamento implica una enorme serie di grossi problemi di ogni ordine e grado: sarebbe veramente da stolti non capirlo.

“Ma é il solo, l’unico modo per affermare “il primato dei valori spirituali quanto di una giustizia e di una fraternità consone allo spirito evangelico”.

“Forse, allora, noi cattolici scopriremo una realtà stupenda, meravigliosa; che il movimento operaio italiano ha inseguito ed insegue – inconsapevole ed in mezzo ad errori, certamente – una prospettiva autenticamente cristiana, genuinamente evangelica; e che la sua presenza nella vita economica del Paese non è soltanto “più che mai giustificata”, ma esigita come indispensabile e come conditio sine qua non per l’articolazione democratica e per la pacifica e civile convivenza di un Paese.

“Ci saremmo aspettati ancora un maggiore distacco dai partiti politici e dal sistema…

“Ed infine -conclude il documento- avremmo tanto gradito ti il concetto di Chiesa -Popolo di Dio- casa che, malgrado tutti i nostri poveri ma sinceri sforzi, non siamo riusciti a vedere”.

Giovanni Spampinato; L’Ora, 19 febbraio 1970

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