Giovanni Spampinato. L'Ora, 22 gennaio 1971

In agitazione gli studenti delle scuole di Ragusa: caro il prezzo delle corriere

RAGUSA, 22 gen – Gli studenti medi della provincia iblea sono in agitazione: chiedono che i trasporti siano gratuiti e, all’Istituto Tecnico Commerciale, l’istituzione della mensa. Negli istituti si svolgono assemblee e riunioni. Sono state elette delegazioni che si incontreranno con sindacalisti e amministratori locali e col provveditore agli studi. La parola d’ordine è: “A marzo non si pagano più abbonamenti”. L’iniziativa è stata presa dal Movimento Studentesco, di cui fanno parte studenti ed universitari. La lotta è nata dalla considerazione che giornalmente sono migliaia di studenti che si spostano dai centri minori verso le sedi dei vari istituti. Oltre al disagio per le ore perdute in viaggio, il peso degli abbonamenti, non indifferente per i bilanci delle famiglie operaie e contadine: in genere, si pagano 7-8-9 mila lire al mese. Il problema interessa poi altre migliaia di studenti che risiedono nelle stesse città sedi degli istituti: infatti gli edifici sono spesso lontani dal centro, anche parecchi chilometri.

La lotta per i trasporti gratuiti è nata in seguito alla ripresa del movimento degli studenti medi, che lo scorso anno era praticamente scomparso; ripresa che culminò con la partecipazione massiccia degli studenti allo sciopero generale del 10 dicembre. Gli studenti lottano per trasporti gratuiti e mensa perché ritengono ingiusto che a tutte le altre spese si aggiungano queste. Ma hanno fatto questa scelta anche perché si tratta di obiettivi mobilitanti. Contemporaneamente però viene portato avanti un discorso più ampio, che investe la scuola nel suo insieme e il sistema, delle cui contraddizioni è insieme specchio fedele e momentanea valvola di sfogo.

Vinceremo questa lotta, se saremo tutti uniti. Ma i nostri problemi reali non sono questi, o almeno non sono solo questi.

Quando saremo diplomati, ci ritroveremo immediatamente disoccupati. Anche l’università serve solo a rinviare, non a risolvere, il problema dell’occupazione. Solo dalle scuole della nostra provincia, sono usciti lo scorso anno 1.175 diplomati. La nostra economia sottosviluppata non può assorbirli. Dove andranno a lavorare? La lotta deve continuare contro queste storture”.

CAT