Giovanni Spampinato, L’Ora, 7 ottobre 1972

Ragusa: La tara mercato. Come si riforma il caro prezzi

RAGUSA, 7 ott – Otto comuni, duecentosettantamila abitanti, nella provincia di Ragusa, opera un numero impressionante di mercati ortofrutticoli.

Un migliaio di famiglie vive solo dei proventi che assicurano i passaggi di frutta e verdura attraverso i mercati all’ingrosso. Sono miliardi che gravano in buona parte sulle tasche dei consumatori. Da questa “taglia” dei mercati certo non traggono benefici né i dettaglianti né i produttori: questi ultimi si vedono spesso rapinati dei loro prodotti, attraverso operazioni di stampo mafioso. I dettaglianti si vedono costretti a comperare merce spesso di qualità scadente a prezzi esorbitanti: non sempre possono “caricare” sul consumatore le esagerate maggiorazioni imposte dai grossisti, e per certi generi vanno in pura perdita.

Molto diffuso è il sistema di porre in commercio cassette che hanno solo la “faccia” pulita: sotto un primo strato di merce dall’aspetto invitante si trova frutta o verdura marcia, che si deve buttare (in questo la responsabilità è però anche dei produttori).

Solo nel mercato di Vittoria negli ultimi tempi i vigili urbani hanno esercitato un severo controllo sui prezzi e sulla qualità: parecchi “posteggianti” sono stati contravvenzionati e denunciati per avere posto in vendita prodotti avariati, e considerevoli quantità di merce avariata sono state sequestrate o distrutte.

Negli altri mercati in genere si preferisce chiudere un occhio: uno strano modo di fare gli interessi della collettività da parte degli amministratori.

Mercati all’ingrosso esistono in centri grandi e piccoli; a Ragusa, Vittoria, Comiso, Modica, Scicli; ma anche a Santa Croce e Donnalucata. Questi ultimi, contrariamente alle apparenze, sono attivissimi, essendo vicini ai centri di produzione dei primaticci. Insieme con quello di Vittoria, sono al centro di intensissimi traffici che

escono fuori dagli angusti confini della provincia. Molta merce parte per il nord e anche per l’estero. Un giro di affari di miliardi.

Al mercato ortofrutticolo di Ragusa esistono 13 posteggi. Tra titolari, “sorveglianti” e ragionieri ed altri, sono almeno 45 le persone che vi lavorano in maniera stabile.

Oltre ai 13 posteggi (più o meno regolari), ci sono altre decine di persone che si muovono del tutto abusivamente all’interno del mercato: pseudo-produttori, pseudo-commercianti che vivono parassitariamente sui passaggi intermediari della frutta e della verdura, Molti sono puri e semplici “venditori di legno”: con l’inganno della tara-merce, vendono al prezzo della frutta le cassette di imballaggio di legno. Gli utili sono grossi e sicuri.

Come si arricchisce il “posteggiante”.

I “posteggianti” (figura ibrida e discutibile, a mezzo fra l`intermediario e il grossista) in genere realizzano con la loro attività utili considerevolissimi: tutti hanno un tenore di vita abbastanza alto, la maggior parte, partendo praticamente da zero, sono arrivati in pochi anni a posizioni economiche invidiabili: appartamenti di lusso, automobili di grossa cilindrata (sempre nuove) e cosi via.

Al “posteggiante” per la sua opera è dovuto l”8 per cento del prezzo della merce. Il produttore porta la sua merce al mercato, sceglie uno stand (un “posteggio”), e gli affida la sua frutta o la sua verdura. Il “posteggiante” tratta per suo conto la vendita, e trattiene al momento del pagamento l”8 per cento: una percentuale che rientra nella media nazionale.

Ma il “posteggiante” è spesso anche grossista. Cioè egli compera la frutta alla produzione, e la immette sul mercato attraverso il suo stand. (Sembra che il procedimento sia illegale, in quanto appunto, il posteggiante“ non è commerciante: tra l’altro questo consente indubbiamente considerevoli evasioni fiscali con l’IVA non si capisce come potrà continuare questa attività: se non sono commercianti, ma agiscono come tali, come si calcolerà il “valore aggiunto”?).

Naturalmente, il posteggiante-grossista ha interesse a vendere prima di tutto la sua merce. Spesso il produttore, dopo avere visto che la sua frutta rimane invenduta, si sente proporre di disfarsene sottocosto: il “posteggiante” gli fa il “favore” di comperarla lui.

Cosi va a farsi benedire la Funzione conclamata del “posteggiante”, che dovrebbe fare gli interessi delle due parti tra le quali fa da intermediario: il produttore e il dettagliante.

Il dettagliante è praticamente alla merce del “posteggiante”, e si vede imporre prodotti e merce che spesso non è di suo gradimento, o per la qualità o per il prezzo. l mezzi di pressione sono sostanzialmente due: o il ricatto o il boicottaggio. Il limitatissimo tempo di contrattazione (non più di mezz’ora fra l’apertura del mercato e |’apertura degli esercizi) non facilita i dettaglianti nella difesa dei loro interessi.

Parlare di mafia sarebbe troppo. Ma alcune caratteristiche mafiose il fenomeno le ha: l’intimidazione e il parassitismo. Pochi riescono a superare il timore di indisporre i piccoli boss del mercato ortofrutticolo: il produttore che lo facesse rischierebbe di non vendere più, dovrebbe cercare altri mercati, il dettagliante sarebbe più tartassato che mai.

Carmelo Marù, un posteggiante da noi intervistato, sostiene the i prezzi non possono essere più bassi, e che da parte della categoria non viene esercitata nessuna speculazione, in questo lavoro come tanti altri.

De Luca, “il palermitano”, che vende frutta e verdura al dettaglio, non è dello stesso parere. “lo vendo al minuto a prezzi più bassi di quelli praticati all’ingrosso al mercato. Mi spieghi lei come faccio. Le assicuro che è cosi: i prezzi che faccio io non li fa nessuno. E vendo al minuto una quantità maggiore di merce di quanto non vendano all’ingrosso due “posteggianti” messi insieme. In un anno dal mio negozio passano almeno 10 mila cassette di frutta. Ho venduto al minuto la fagiola a 500 lire, quando alla produzione si pagava 800. Badi, non c’è trucco; ma cerchi di spiegarmi come facevo”.

La truffa della tara-merce

De Luca si rifornisce spesso nei mercati di produzione, superando la lunga e pesante catena parassitaria della intermediazione. “Io lavoro, lavoro molto, e faccio il commerciante, non lo speculatore: perché se no nei sei anni che sono stato a Ragusa avrei potuto fare i milioni. Invece io penso che se lavoro oggi debbo lavorare anche domani, voglio dire che un commerciante non deve approfittare delle condizioni a lui favorevoli, come la penuria di certi generi, per arricchirsi. Cosi quello che risparmio con l’acquisto diretto ai mercati di produzione lo faccio godere al consumatore. Tornando alla fagiola: io caricavo il mio camioncino a Donnalucata. Comperavo 500 chili di questo, 300 di quell’altro, tutti prodotti clic non costavano quanto la fagiola, che io pagavo 800 lire. Poi mi facevo i conti: ho speso tanto, debbo guadagnare tanto. Perciò posso fare questi prezzi, guadagnando il giusto. Ripeto, io faccio il commerciante, non lo speculatore. Per questo sono criticato al mercato: ma i posteggianti, anche se mi criticano, mi rispettano, perché io mi faccio rispettare”.

Quanto costa ai Ragusani il passaggio della frutta e della verdura attraverso il mercato? Difficile, forse impossibile calcolarlo. Difficile sapere quante tonnellate di merce passano ogni giorno dal mercato. Ma anche a saperlo, non basterebbe calcolare l’8 per cento di intermediazione: c`è da considerare la truffa della tara-merce, ci sono da considerare gli infiniti trucchi per far lievitare i prezzi.

Il “buon cuore” del grossista

Il “posteggiante“ al mattino da un’occhiata in giro: calcola la quantità di merce affluita al mercato, e se vedono che è poca, che lui ne ha una certa quantità, fa il colpaccio. Gli abusivi che vanno a caricare con i camion sui luoghi di produzione scelgono i prodotti più cari e per i quali è possibile fare grosse speculazioni: calcolano per es. che in una giornata, col carico di un camion, debbono realizzare mezzo milione, e ci riescono.

I controlli sono cosi allentati che sembrano quasi inesistenti. Prezzi e qualità sono lasciati al buon cuore degli speculatori.

Allora, quanto costa il mercato ad una comunità che certo non è prospera (13 posteggi, più gli abusivi, sono una cosa mostruosa per una città come Ragusa: ne basterebbero un paio bene organizzati)?

Considerando che almeno 100 persone vivono (e non stentatamente)  e spalle del mercato, si può con tutta tranquillità calcolare sull’ordine di alcune centinaia di milioni.

Con quale incidenza sui prezzi al consumo è facile immaginare.