L'incontro del 15 gennaio 2010 alla Libreria Saltatempo

Ragusa: Memoria e impegno sociale. Come ricordare Giovanni e i fatti del 1972

3 febbraio 2010 – L’associazione Giovanni Spampinato (GioSpa) e’ nata dalla riflessione del fratello Alberto, e di alcuni amici e familiari di Giovanni, fra i quali Giovanni Meli e Renzo Lo Presti, che avvertono la necessità di fissare con onestà e in modo documentato il profilo umano e professionale di Giovanni, e allo stesso tempo stabilire un rapporto più sereno ed obbiettivo tra la società di Ragusa e i fatti del 1972 che culminarono con l’assassinio del corrispondente del quotidiano L’Ora.

A 38 anni dalla morte, a Ragusa, la città in cui Giovanni ha vissuto, sono rimaste poche  tracce del suo passaggio di Giovanni, ed è difficile trovare documenti, libri, giornali, articoli, che parlano di lui e del suo lavoro: il lavoro del giornalista d’inchiesta, che gli è costato la vita.

“Ad esempio, la Biblioteca Comunale di Ragusa non offre quasi nulla che parli di Giovanni. Perciò – dice Giovanni Meli, tesoriere dell’Associazione, uno dei più grandi amici di Giovanni – abbiamo messo insieme uno stock significativo di volumi e li doneremo. Lo scopo e di mettere la biblioteca pubblica per eccellenza a Ragusa in condizione di soddisfare le richieste di chi vuole documentarsi”.

“Noi vogliamo che in futuro – interviene Alberto – che non si parli di Giovanni solo per dire quanto è stata barbara la sua uccisione e quanta poca giustizia gli sia stata resa, ma anche e soprattutto per dire chi era Giovanni da vivo, che persona era, cosa ha fatto, cosa ha scritto, quali interessi e quali passioni lo animavano, con quali avversari si è scontrato. La tragica fine, come avviene per tutte le vittime, ha messo in ombra questo profilo umano, che è di grande interesse. Proporremo questo profilo ripubblicando i suoi articoli e, per contestualizzarli, creeremo un Archivio Spampinato, cartaceo ed elettronico in cui saranno consultabili atti giudiziari, gli articoli di Giovanni pubblicati da L’ Ora dal 1968 al 1972, articoli di altri giornali, altri documenti e pubblicazioni per descivere quella Sicilia ‘segerta’ dei misteri e delle trame eversive e mafiose di cui Giovani si occupava. L’associazione non vuole però occuparsi solo di Giovanni, vuole essere il punto di riferimento per coloro che pensano che sia utile coltivare la memoria, che conoscere il passato serva a costruire un futuro migliore. Ci rivolgiamo a coloro che si indignano per le ingiustizie  e per le cose sbagliate, ma non si limitano a questo, trasformano la rabbia in “impegno civile” e si uniscono a chi si muove nella stessa direzione”.

Alberto ha poi spiegato perché, dopo tanti anni, è necessario conoscere la storia di suo fratello. “Quello che successe a lui nel 1972, purtroppo si ripete ancora. con la stessa dinamica. Ancora, dopo tanti anni, la comunità a cui apparteneva non ha fatto la riflessione pubblica che è necessaria in questi casi. Una comunità sana che subisce una ferita come quella dell’assassinio di Giovanni, deve fermarsi a riflettere, e deve fare il possibile affinché fatti così orribili non si ripetano”.
Non riusciamo ad affrontare questi problemi come dovremmo, spiega Alberto – a causa dei pregiudizi e di due barriere mentali. Pensiamo che le cose brutte succedono sempre altrove e comunque agli altri. Non è così. Inoltre abbiamo smarrito il significato della parola SOLIDARIETA’”.
Con l’associazione GioSpa collaboreranno numerose associazione, tra cui il Circolo Universitario Ibleo (che  propone seminari sulla legalità da inserire nei corsi di laurea), il Coordinamento di “Libera: associazioni nomi e numeri contro le mafie”, alcuni professori dell’ Università degli Studi di Catania, l’Ordine regionale dei Giornalisti, l’Assostampa e il Centro Studi “Feliciano Rossitto”.
“Il Centro Studi “Feliciano Rossitto” – dice il presidente Giorgio Chessari – nell’ambito della realizzazione della nuova sede che si articolerà in una struttura polivalente per la cultura, l’arte, il teatro, e che sorgerà in via La Pira, crererà grandi spazi per l’attività sociale, e fra essi una nuova biblioteca, per ingrandire l’attuale sede cche contiene circa 80.000 volumi. Abbiamo intenzione di intitolare la grande biblioteca del nuovo centro a Giovanni Spampinato. Vogliamo che porti il suo nome. Fra le donazioni che custodiamo, ce n’è una della famiglia Spampinato, con libri e documenti di Peppino Spampinato, il padre di Giovani. Riguarda soprattutto l’attività di Peppino, presidente dell’ ANPI”.
Luciano Nicastro, facendosi portavoce dell’ Ing. Roberto Piccitto, presidente del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Sociale) di Ragusa, assicura piena collaborazione con l’Associazione e propone di utilizzare il sito internet proposto da Alberto Spampinato per ospitare delle testimonianze scritte. Nicastro inoltre propone un premio giornalistico che porti il nome di Giovanni Spampinato.
Gianni Molè, segretario Assostampa Ragusa, si dichiara vicino all’Associazione GioSpa e aderisce largamente ai suoi obbiettivi. Inoltre rilancia la proposta del prof. Nicastro riguardo al premio giornalistico e si impegna a cercare dei finanziamenti per condurre delle ricerche storiche su Giovanni, grazie anche all’aiuto di Giovanni Criscione, ricercatore universitario e giornalista.
Gianluca Floridia, coordinatore provinciale di Libera, ricorda che ogni coordinamento di Libera può adottare una vittima di mafia. A Ragusa si è deciso di “adottare” Giovanni Spampinato come vittima di mafia e del dovere.
Carlo Ruta, giornalista e scrittore, si dichiara d’accordo con tutte le iniziative annunciate e spiega che ha scritto due libri su Giovanni perché, avendo trovato poche testimonianza sul “caso Spampinato”, ha sentito il dovere morale di riproporlo. È stato inevitabile per me occuparmi di Giovanni, ha detto, svolgendo le mie inchieste, perché Giovanni si era occupato di molte questioni delicate: il neofascismo, il grande contrabbando che aveva scelto l’area sud-orientale perché era un posto tranquillo… Abbiamo il dovere di ricordare Giovanni facendo conoscere la sua  dignità morale, l’impegno che ha pagato con la vita.
Chiara Ottaviano ringrazia pubblicamente Alberto Spampinato, perché quella ferita è grossa. Ciò che ha fatto Alberto è riuscito a dare seguito a quella vicenda. La vicenda di Giovanni non sarebbe stata questa se gli altri giornalisti avessero fatto il loro dovere.

Valentina Gulino