Pizzo: La storia di Valeria che non si chiama più Valeria

di Giulio Cavalli – Milano, 4 giugno 2011 – Da qualche giorno Valeria Grasso è diventata testimone di giustizia sotto protezione in località protetta. Ha dovuto scomparire per salvarsi la vita. In tre ore ha fatto le valigie, con la foga di chi vorrebbe metterci dentro tutta la vita precedente. Ai figli ha raccontato che si partiva per una vacanza. “Sono stati molto gentili”, mi ha raccontato al telefono raccontando le ultime tre ore in cui si è chiamata ancora con il suo nome e cognome. Oggi Valeria e i suoi figli vivono in immersione, sono scomparsi nella nebbia di un Paese in cui chi denuncia può diventare un eroe o un essere invisibile, dipende dalla sorte.

Ho conosciuto Valeria Grasso a Roma, incatenata ad una fontana, di fronte al Viminale. In Italia succede anche questo: che uno

le catene se le cerchi per urlare che vorrebbe esercitare il proprio diritto di essere libero. Di fianco a lei, c’era un altro imprenditore siciliano, Ignazio Cutrò, uno che come lei ha avuto il coraggio di ribellarsi ai propri aguzzini e di denunciarli. Chiedevano poco, di essere tutelati, di non dovere dire ai propri figli che denunciare i criminali è un errore.

Con gli occhi umidi e con un sorriso sforzato e pieno di dignità mi diceva ‘’chissà cosa dirà la mia famiglia, nel vedermi qui, come un animale mentre faccio l’elemosina per essere ascoltata dallo Stato’’. Uccidersi per salvarsi è lo stadio terminale della disillusione che diventa disperazione. Con la catena al polso, Valeria mi ha raccontato come le sue denunce, a Palermo, hanno decimato il clan dei Madonia, e come dopo la sua palestra fosse diventata un’isola deserta, abitata solo da lei e dalle paure dei suoi famigliari.

Davanti al Viminale, nel tardo pomeriggio cominciò a scendere una pioggia pesante e battente. La piazza e gli incatenati erano una stalla di disumanità che non si riusciva a lavare. Finalmente Valeria Grasso e Ignazio Cutrò furono ricevuti al Viminale, furono ascoltati, come era loro diritto.

La sera, in pizzeria, erano bagnati e felici, avevano ritrovato la voglia di tornare a combattere. Forse si erano tolti anche quel dubbio malato che sarebbe stato meglio stare zitti, strisciare sulla bava dell’omertà, che salva e non sgualcisce.

Tornati in Sicilia Ignazio Cutrò ha aperto un’associazione antiracket, ha detto a tutti gli imprenditori che “denunciare è un tuo diritto, ma anche un tuo dovere di cittadino libero che vuole vivere da uomo libero!”.

Invece Valeria ha mantenuto sempre quel velo di tristezza bagnata dietro gli occhi. Ma, cara Valeria, sono sicuro che, da lontano,  due righe su quella pioggia possono riaccendere ancora il tuo sorriso e farti sentire meno sola. Ti abbraccio Valeria, anche senza pioggia.

La storia di Valeria

Valeria Grasso, coraggiosa titolare di due palestre di Palermo, ha denunciato chi le chiedeva il pizzo contribuendo così all’incarcerazione di Rosario Pedone e Salvatore Lo Cricchio, legati alla famiglia mafiosa dei Madonia. Una donna forte che ha scelto di non subire, ma di reagire alla sudditanza mafiosa…